This work is part of a wider research on the relationship between Italy and the Nordic countries, headed by prof. Antonello Alici at the Università Politecnica delle Marche. The work is organized chronologically around the analysis of both Italian articles on Nordic countries and original archival materials, tracing back the mutual relationships with the Italian audience, focusing on artistic and architectural travels and exhibitions. In particular, the research focuses on the events related to the nation –Sweden– which first had the most relevant introduction into Italian Architecture since the first Venetian Biennale in 1895. The first chapter investigates the genesis of this relationship before the beginning of the First World War, thanks to the contribution of figures as Vittorio Pica and Ferdinand Boberg. The second chapter deals with the consequences occurred after the First World War, with the emigration of the futurist Arturo Ciacelli (1883-1966), the engraver Guido Balsamo Stella (1882-1941) and the travels of the architect Giuseppe Broglio (1874-1956). The third chapter concentrates on the two Fascist decades, focusing on the role of Institutions like the Triennale in Milan and the Swedish Institute of Classical Studies in Rome. Finally, the last chapter examines the Post-war period, when Italian admiration for Swedish design and architecture found interesting resonances both in the INA Casa plans as well as in some exhibition projects, in the work of Italian architects like Piero Bottoni (1903-1973), Piero Maria Lugli (1923-2008), Gio Ponti and Franco Albini (1905-1977). The research highlights how the new Institutions, on the heels of the ones founded in the previous decades, like the Swedish Institute (SI) and the Italian Institute of Culture in Stockholm (IIC) –both still active nowadays– had a fundamental role in the International propaganda. Finally, the thesis discusses how this complex combination of personal experiences, art and architectural magazines and official institutions formed the real background for an historian like Bruno Zevi, who was the first to insert three Nordic masters in his seminal pamphlet Verso un’architettura organica, and Leonardo Benevolo, who in 1960 recognized the role of ‘peripheral’ areas like Sweden and Finland, in his History of Modern Architecture.

Questo lavoro fa parte di una più ampia ricerca sul rapporto tra l’Italia e i Paesi Nordici, guidata dal prof. Antonello Alici presso l'Università Politecnica delle Marche. Il lavoro è stato organizzato cronologicamente, attorno all'analisi di articoli italiani sul tema paesi nordici e di materiali d'archivio originali, tracciandone i rapporti reciproci con il pubblico italiano, e concentrandosi su viaggi ed esposizioni architettoniche e artistiche. In particolare, la ricerca si concentra sugli eventi legati alla nazione –la Svezia– che per prima ha avuto l'introduzione più rilevante nel panorama italiano, a partire dalla prima Biennale veneziana nel 1895. Il primo capitolo indaga la genesi di questo rapporto prima dell'inizio della prima guerra mondiale, grazie al contributo di persone come Vittorio Pica e Ferdinand Boberg. Il secondo capitolo affronta le conseguenze della prima guerra mondiale, con l'emigrazione del futurista Arturo Ciacelli (1883-1966), l'incisore Guido Balsamo Stella (1882-1941) ed i viaggi dell'architetto Giuseppe Broglio (1874-1956). Il terzo capitolo si concentra sui due decenni fascisti, concentrandosi sul ruolo di istituzioni come la Triennale di Milano e l'Istituto Svedese di Studi Classici a Roma. Infine, l'ultimo capitolo esamina il periodo del dopoguerra, quando l'ammirazione italiana per il design e l'architettura svedese ha trovato risonanze interessanti sia nei piani INA Casa che in alcuni progetti espositivi, nel lavoro di architetti quali Piero Bottoni (1903-1973), Piero Maria Lugli (1923-2008), Gio Ponti e Franco Albini (1905-1977). La ricerca ha evidenziato come le nuove Istituzioni, sulla scia di quelle fondate nei decenni precedenti, come l'Istituto Svedese (SI) e l'Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma (IIC) –oggi ancora attive– abbiano avuto un ruolo fondamentale nel propaganda internazionale. Infine, la ricerca vuole mettere in luce come questa complessa combinazione di esperienze personali, riviste (di arte e architettura) e istituzioni costituisca il vero sfondo per storici come Bruno Zevi (che fu il primo a inserire tre maestri nordici nel suo pamphlet Verso un'architettura organica) e Leonardo Benevolo, che nel 1960 riconobbe il ruolo di aree ‘periferiche’ come la Svezia e la Finlandia, nella sua Storia dell'architettura moderna.

Building exchanges (1895-1953). International Exhibitions and Swedish resonances in Italian Modern Architecture / Prencipe, Monica. - (2018 Mar 22).

Building exchanges (1895-1953). International Exhibitions and Swedish resonances in Italian Modern Architecture

PRENCIPE, MONICA
2018-03-22

Abstract

This work is part of a wider research on the relationship between Italy and the Nordic countries, headed by prof. Antonello Alici at the Università Politecnica delle Marche. The work is organized chronologically around the analysis of both Italian articles on Nordic countries and original archival materials, tracing back the mutual relationships with the Italian audience, focusing on artistic and architectural travels and exhibitions. In particular, the research focuses on the events related to the nation –Sweden– which first had the most relevant introduction into Italian Architecture since the first Venetian Biennale in 1895. The first chapter investigates the genesis of this relationship before the beginning of the First World War, thanks to the contribution of figures as Vittorio Pica and Ferdinand Boberg. The second chapter deals with the consequences occurred after the First World War, with the emigration of the futurist Arturo Ciacelli (1883-1966), the engraver Guido Balsamo Stella (1882-1941) and the travels of the architect Giuseppe Broglio (1874-1956). The third chapter concentrates on the two Fascist decades, focusing on the role of Institutions like the Triennale in Milan and the Swedish Institute of Classical Studies in Rome. Finally, the last chapter examines the Post-war period, when Italian admiration for Swedish design and architecture found interesting resonances both in the INA Casa plans as well as in some exhibition projects, in the work of Italian architects like Piero Bottoni (1903-1973), Piero Maria Lugli (1923-2008), Gio Ponti and Franco Albini (1905-1977). The research highlights how the new Institutions, on the heels of the ones founded in the previous decades, like the Swedish Institute (SI) and the Italian Institute of Culture in Stockholm (IIC) –both still active nowadays– had a fundamental role in the International propaganda. Finally, the thesis discusses how this complex combination of personal experiences, art and architectural magazines and official institutions formed the real background for an historian like Bruno Zevi, who was the first to insert three Nordic masters in his seminal pamphlet Verso un’architettura organica, and Leonardo Benevolo, who in 1960 recognized the role of ‘peripheral’ areas like Sweden and Finland, in his History of Modern Architecture.
22-mar-2018
Questo lavoro fa parte di una più ampia ricerca sul rapporto tra l’Italia e i Paesi Nordici, guidata dal prof. Antonello Alici presso l'Università Politecnica delle Marche. Il lavoro è stato organizzato cronologicamente, attorno all'analisi di articoli italiani sul tema paesi nordici e di materiali d'archivio originali, tracciandone i rapporti reciproci con il pubblico italiano, e concentrandosi su viaggi ed esposizioni architettoniche e artistiche. In particolare, la ricerca si concentra sugli eventi legati alla nazione –la Svezia– che per prima ha avuto l'introduzione più rilevante nel panorama italiano, a partire dalla prima Biennale veneziana nel 1895. Il primo capitolo indaga la genesi di questo rapporto prima dell'inizio della prima guerra mondiale, grazie al contributo di persone come Vittorio Pica e Ferdinand Boberg. Il secondo capitolo affronta le conseguenze della prima guerra mondiale, con l'emigrazione del futurista Arturo Ciacelli (1883-1966), l'incisore Guido Balsamo Stella (1882-1941) ed i viaggi dell'architetto Giuseppe Broglio (1874-1956). Il terzo capitolo si concentra sui due decenni fascisti, concentrandosi sul ruolo di istituzioni come la Triennale di Milano e l'Istituto Svedese di Studi Classici a Roma. Infine, l'ultimo capitolo esamina il periodo del dopoguerra, quando l'ammirazione italiana per il design e l'architettura svedese ha trovato risonanze interessanti sia nei piani INA Casa che in alcuni progetti espositivi, nel lavoro di architetti quali Piero Bottoni (1903-1973), Piero Maria Lugli (1923-2008), Gio Ponti e Franco Albini (1905-1977). La ricerca ha evidenziato come le nuove Istituzioni, sulla scia di quelle fondate nei decenni precedenti, come l'Istituto Svedese (SI) e l'Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma (IIC) –oggi ancora attive– abbiano avuto un ruolo fondamentale nel propaganda internazionale. Infine, la ricerca vuole mettere in luce come questa complessa combinazione di esperienze personali, riviste (di arte e architettura) e istituzioni costituisca il vero sfondo per storici come Bruno Zevi (che fu il primo a inserire tre maestri nordici nel suo pamphlet Verso un'architettura organica) e Leonardo Benevolo, che nel 1960 riconobbe il ruolo di aree ‘periferiche’ come la Svezia e la Finlandia, nella sua Storia dell'architettura moderna.
Italian modern architecture; architectural travels; Swedish architecture; Ferdinand Boberg; Vittorio Pica; Piero Maria Lugli; Travel to the North; Swedish Institute; Ferdinand Boberg; Franco Albini; architectural magazines; Bruno Zevi; Piero Bottoni; International Exhibitions; Biennale; Triennale; IFHTP Congresses
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