Il principio di neutralità dell’IVA risulta il fondamento essenziale della struttura giuridica del tributo e permea, di conseguenza, i profili applicativi dell’imposta in capo ai soggetti passivi per fruire dei benefici connessi all’effettuazione di operazioni intracomunitarie. La Direttiva 4 dicembre 2018, n. 1910 focalizza il processo di produzione normativa in àmbito comunitario volto a ridefinire la preminenza probatoria attribuita dalla consolidata giurisprudenza comunitaria e di legittimità nazionale agli «elementi sostanziali» dell’operazione intracomunitaria, in luogo della mancata osservanza di taluni «obblighi formali». La salvaguardia del principio della neutralità dell’IVA sarà pertanto subordinata al necessario possesso da parte del cessionario/committente del numero di registrazione ai fini IVA, a nulla rilevando l’effettivo e comprovato esercizio di un’attività economica indipendente da parte di costui nello Stato di destinazione. Un approccio che denota un atteggiamento decisamente «neoformalistico» da parte del legislatore comunitario e in asserito contrasto con l’interpretazione maggioritaria e consolidata avallata dal diritto vivente. Una «rivoluzione copernicana» che sembra essere dettata da impellenti ragioni di interesse erariale alla massimizzazione del gettito fiscale, piuttosto che dall’approntamento a priori di strumenti attraverso cui il soggetto passivo possa addivenire alla prova documentale certa del concorso dei requisiti sostanziali dell’operazione intracomunitaria.
Neutralità dell’IVA ed operazioni intracomunitarie. Il «neoformalismo» dei recenti sviluppi normativi comunitari in parziale deregulation al substantial approach della Corte di Giustizia dell’U.E / Castagnari, Filippo. - In: RIVISTA DI DIRITTO TRIBUTARIO. - ISSN 2499-2569. - STAMPA. - 30:5(2020), pp. 455-494.
Neutralità dell’IVA ed operazioni intracomunitarie. Il «neoformalismo» dei recenti sviluppi normativi comunitari in parziale deregulation al substantial approach della Corte di Giustizia dell’U.E
CASTAGNARI, FILIPPO
2020-01-01
Abstract
Il principio di neutralità dell’IVA risulta il fondamento essenziale della struttura giuridica del tributo e permea, di conseguenza, i profili applicativi dell’imposta in capo ai soggetti passivi per fruire dei benefici connessi all’effettuazione di operazioni intracomunitarie. La Direttiva 4 dicembre 2018, n. 1910 focalizza il processo di produzione normativa in àmbito comunitario volto a ridefinire la preminenza probatoria attribuita dalla consolidata giurisprudenza comunitaria e di legittimità nazionale agli «elementi sostanziali» dell’operazione intracomunitaria, in luogo della mancata osservanza di taluni «obblighi formali». La salvaguardia del principio della neutralità dell’IVA sarà pertanto subordinata al necessario possesso da parte del cessionario/committente del numero di registrazione ai fini IVA, a nulla rilevando l’effettivo e comprovato esercizio di un’attività economica indipendente da parte di costui nello Stato di destinazione. Un approccio che denota un atteggiamento decisamente «neoformalistico» da parte del legislatore comunitario e in asserito contrasto con l’interpretazione maggioritaria e consolidata avallata dal diritto vivente. Una «rivoluzione copernicana» che sembra essere dettata da impellenti ragioni di interesse erariale alla massimizzazione del gettito fiscale, piuttosto che dall’approntamento a priori di strumenti attraverso cui il soggetto passivo possa addivenire alla prova documentale certa del concorso dei requisiti sostanziali dell’operazione intracomunitaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.