Dopo la pandemia, la Regione Puglia e le sue città sono state ricondotte all’interno delle dinamiche territoriali che le caratterizzano da alcuni anni. Il crescente numero di turisti sta trasformando le funzioni di molti degli spazi tradizionali, da quello dell’abitazione a quelli della produzione agricola come le antiche masserie ormai sempre più spesso divenute centri produttivi dell’ospitalità diffusa nel territorio rurale alla ricerca di esperienze che la scomparsa dei contadini non è più in grado di garantire. Nelle principali città universitarie gli studenti subiscono ormai la concorrenza incontrastabile degli affitti brevi che li rende sempre più estranei. Le politiche per la casa agli studenti universitari si intersecano e necessitano di integrarsi in modo sinergico con quelle per il social housing che in Puglia sta vivendo una stagione di nuova attenzione da sostenere e rendere meno episodica e congiunturale. Dal 2016, il costante utilizzo delle deroghe urbanistiche consentite dall’applicazione sempre più ampia del cosiddetto Piano casa ha contribuito a rendere sempre più inutili anche agli occhi degli amministratori oltre che dei cittadini, i piani urbanistici che ormai disciplinano soltanto le trasformazioni più difficili e remote da realizzare. La lotta ai cambiamenti climatici e la transizione ecologica nel più grande centro industriale del sud Italia, Taranto, si sta faticosamente attuando attraverso l’attuazione delle previsioni degli importanti piani urbanistici (Pums e Dpp del Pug, tra gli altri) approvati prima della pandemia che costituiscono fortunatamente un quadro innovativo e sicuro a cui la politica locale non riesce ad offrire la necessaria continuità amministrativa e di intenti. Il Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) stenta ad essere attuato. Se pure capace di offrire un chiaro scenario di sviluppo sostenibile, si sta dimostrando complesso da attuare attraverso l’adeguamento dei pochi piani urbanistici comunali fin qui approvati e non sufficientemente orientato al progetto di territorio limitato ai cinque scenari strategici e linee guida. Probabilmente, necessiterebbe di essere integrato con un piano territoriale capace di fornire le regole di coerenza paesaggistica di trasformazioni territoriali negli ambiti delle infrastrutture, della logistica dei sistemi regionali di servizi e welfare, di porti, stazioni e aeroporti. La circolarità delle trasformazioni urbane, pure ancora piuttosto significative,3 sembra ancora trascurata. Le aree interne del subappennino dauno, territori fragili non soltanto dal punto di vista idrogeomorfologico e sismico, ma anche economico e amministrativo, ad esempio, sono state oggetto di alcune politiche di sviluppo all’interno della Strategia nazionale delle aree interne (Snai), ma si registrano la discontinuità con cui tali politiche sono finanziate e l’assenza di un accompagnamento continuo alla loro attuazione (in genere sono comuni medi e piccoli con uffici tecnici con poco personale).

Fenomeni e trend di trasformazioni in Puglia. Dalla Rur al futuro della pianificazione regionale / Rotondo, Francesco. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - STAMPA. - 315:(2024), pp. 104-107.

Fenomeni e trend di trasformazioni in Puglia. Dalla Rur al futuro della pianificazione regionale.

Francesco Rotondo
2024-01-01

Abstract

Dopo la pandemia, la Regione Puglia e le sue città sono state ricondotte all’interno delle dinamiche territoriali che le caratterizzano da alcuni anni. Il crescente numero di turisti sta trasformando le funzioni di molti degli spazi tradizionali, da quello dell’abitazione a quelli della produzione agricola come le antiche masserie ormai sempre più spesso divenute centri produttivi dell’ospitalità diffusa nel territorio rurale alla ricerca di esperienze che la scomparsa dei contadini non è più in grado di garantire. Nelle principali città universitarie gli studenti subiscono ormai la concorrenza incontrastabile degli affitti brevi che li rende sempre più estranei. Le politiche per la casa agli studenti universitari si intersecano e necessitano di integrarsi in modo sinergico con quelle per il social housing che in Puglia sta vivendo una stagione di nuova attenzione da sostenere e rendere meno episodica e congiunturale. Dal 2016, il costante utilizzo delle deroghe urbanistiche consentite dall’applicazione sempre più ampia del cosiddetto Piano casa ha contribuito a rendere sempre più inutili anche agli occhi degli amministratori oltre che dei cittadini, i piani urbanistici che ormai disciplinano soltanto le trasformazioni più difficili e remote da realizzare. La lotta ai cambiamenti climatici e la transizione ecologica nel più grande centro industriale del sud Italia, Taranto, si sta faticosamente attuando attraverso l’attuazione delle previsioni degli importanti piani urbanistici (Pums e Dpp del Pug, tra gli altri) approvati prima della pandemia che costituiscono fortunatamente un quadro innovativo e sicuro a cui la politica locale non riesce ad offrire la necessaria continuità amministrativa e di intenti. Il Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) stenta ad essere attuato. Se pure capace di offrire un chiaro scenario di sviluppo sostenibile, si sta dimostrando complesso da attuare attraverso l’adeguamento dei pochi piani urbanistici comunali fin qui approvati e non sufficientemente orientato al progetto di territorio limitato ai cinque scenari strategici e linee guida. Probabilmente, necessiterebbe di essere integrato con un piano territoriale capace di fornire le regole di coerenza paesaggistica di trasformazioni territoriali negli ambiti delle infrastrutture, della logistica dei sistemi regionali di servizi e welfare, di porti, stazioni e aeroporti. La circolarità delle trasformazioni urbane, pure ancora piuttosto significative,3 sembra ancora trascurata. Le aree interne del subappennino dauno, territori fragili non soltanto dal punto di vista idrogeomorfologico e sismico, ma anche economico e amministrativo, ad esempio, sono state oggetto di alcune politiche di sviluppo all’interno della Strategia nazionale delle aree interne (Snai), ma si registrano la discontinuità con cui tali politiche sono finanziate e l’assenza di un accompagnamento continuo alla loro attuazione (in genere sono comuni medi e piccoli con uffici tecnici con poco personale).
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11566/333312
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