Città in declino demografico negli ultimi tre censimenti, associata indistintamente alla produzione dell’acciaio e all’inquinamento che questo genera, con un centro storico caratterizzato da gravi processi di spopolamento e degrado edilizio, uscita da poco da un grave dissesto economico sancito nel 2006 con il fallimento finanziario, Taranto si presenta come uno di quei problemi che Rittel e Webber (1973) avrebbero definito wicked problems (problemi maligni), cioè intrinsecamente resistenti a una soluzione chiara e concordata. In questo quadro la città nel 2017, ha provato a voltare pagina. Ha ricominciato a programmare e pianificare il territorio, cercando di riappropriarsi di un ruolo che negli ultimi trent’anni è stata, nei fatti, incapace di svolgere. Attraverso la redazione di alcuni strumenti di pianificazione generale e di mobilità, ha iniziato ad elaborare una strategia generale di transizione ecologica, economica e sociale della città e del suo territorio, dall’attuale disciplina urbanistica a quella futura, attraverso l’attuazione di programmi di rigenerazione urbana. È un processo dagli esiti ancora incerti ma che delinea la volontà di costruire uno sviluppo locale autosostenibile capace di divenire riferimento endogeno per tutti i soggetti che intendono fornire il loro contributo alla rigenerazione di questa importante area italiana che ha fornito il suo rilevante e “costoso” contributo alla industrializzazione della nazione. Nel contributo si delinea il ruolo della rigenerazione urbana nella città vecchia, nel percorso di transizione appena avviato.

Problemi maligni e strategie di rigenerazione urbana. Appunti per Taranto / Rotondo, Francesco. - In: WORKING PAPERS. - ISSN 2465-2059. - 2/2020:(2020), pp. 1-13.

Problemi maligni e strategie di rigenerazione urbana. Appunti per Taranto

Rotondo Francesco
2020-01-01

Abstract

Città in declino demografico negli ultimi tre censimenti, associata indistintamente alla produzione dell’acciaio e all’inquinamento che questo genera, con un centro storico caratterizzato da gravi processi di spopolamento e degrado edilizio, uscita da poco da un grave dissesto economico sancito nel 2006 con il fallimento finanziario, Taranto si presenta come uno di quei problemi che Rittel e Webber (1973) avrebbero definito wicked problems (problemi maligni), cioè intrinsecamente resistenti a una soluzione chiara e concordata. In questo quadro la città nel 2017, ha provato a voltare pagina. Ha ricominciato a programmare e pianificare il territorio, cercando di riappropriarsi di un ruolo che negli ultimi trent’anni è stata, nei fatti, incapace di svolgere. Attraverso la redazione di alcuni strumenti di pianificazione generale e di mobilità, ha iniziato ad elaborare una strategia generale di transizione ecologica, economica e sociale della città e del suo territorio, dall’attuale disciplina urbanistica a quella futura, attraverso l’attuazione di programmi di rigenerazione urbana. È un processo dagli esiti ancora incerti ma che delinea la volontà di costruire uno sviluppo locale autosostenibile capace di divenire riferimento endogeno per tutti i soggetti che intendono fornire il loro contributo alla rigenerazione di questa importante area italiana che ha fornito il suo rilevante e “costoso” contributo alla industrializzazione della nazione. Nel contributo si delinea il ruolo della rigenerazione urbana nella città vecchia, nel percorso di transizione appena avviato.
2020
Sostenibilità, Pianificazione urbanistica, città in decrescita, Rigenerazione urbana, Costruire competenze
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