Il disegno di architettura può essere declinato in vari modi: direttamente coinvolto nella pratica del progetto come sua componente imprescindibile ma anche come pratica indipendente, una forma di pensiero “laterale”, strumento di elusione/evasione dalla contingenza alla ricerca di nuove aperture che si riverseranno in un avanzamento più consapevole della pratica progettuale. Le immagini a corredo di questo articolo si inquadrano sul secondo versante, sono nate in un arco di tempo circoscritto a pochi anni, compreso tra il soggiorno in Olanda e i successivi anni milanesi, tra il 1989 e il 1996, in cui mi sono trovato ad aver prodotto in maniera non preordinata una discreta collezione di figure di architettura dipinte ad acquerello. Questi disegni risalgono pertanto a una personale preistoria. Acquerelli di piccole dimensioni, veri e propri appunti di un personale diario per immagini che non ha mai trovato una sua cogente necessità disciplinare, una stesura compiuta né un senso definito, se non quello strettamente personale di riflettere senza censure su quali sono le qualità costanti del fare architettura, quali sono le interferenze che sollecitano la risposta architettonica più appropriata, quali le operazioni (sottrazione, addizione, accostamento, ritmicità, scalarità, etc) che contribuiscono a comporre l’architettura.

Disegno e progetto: gli estremi di una relazione non lineare / Bonvini, Paolo. - In: IL DISEGNO DI ARCHITETTURA. - ISSN 1121-8770. - STAMPA. - n 43 Luglio 2018:1(2018), pp. 70-79.

Disegno e progetto: gli estremi di una relazione non lineare

Paolo Bonvini
2018-01-01

Abstract

Il disegno di architettura può essere declinato in vari modi: direttamente coinvolto nella pratica del progetto come sua componente imprescindibile ma anche come pratica indipendente, una forma di pensiero “laterale”, strumento di elusione/evasione dalla contingenza alla ricerca di nuove aperture che si riverseranno in un avanzamento più consapevole della pratica progettuale. Le immagini a corredo di questo articolo si inquadrano sul secondo versante, sono nate in un arco di tempo circoscritto a pochi anni, compreso tra il soggiorno in Olanda e i successivi anni milanesi, tra il 1989 e il 1996, in cui mi sono trovato ad aver prodotto in maniera non preordinata una discreta collezione di figure di architettura dipinte ad acquerello. Questi disegni risalgono pertanto a una personale preistoria. Acquerelli di piccole dimensioni, veri e propri appunti di un personale diario per immagini che non ha mai trovato una sua cogente necessità disciplinare, una stesura compiuta né un senso definito, se non quello strettamente personale di riflettere senza censure su quali sono le qualità costanti del fare architettura, quali sono le interferenze che sollecitano la risposta architettonica più appropriata, quali le operazioni (sottrazione, addizione, accostamento, ritmicità, scalarità, etc) che contribuiscono a comporre l’architettura.
2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11566/261676
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