Il terremoto, che ha recentemente colpito l’Italia centrale, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza ambientale dei territori fragili del nostro Paese.
Ciò che appare evidente, ormai, è la debole efficacia degli approcci correnti al tema della prevenzione, pianificazione e gestione del rischio ambientale (in particolare, il rischio sismico e idrogeologico): da un lato i piani della Protezione Civile (legge 225/1992), che tendono ad implementare una nozione di rischio ancora di tipo emergenziale e settoriale; dall’altro le discipline del progetto (in particolare, l’urbanistica), che stentano a riconoscere la categoria rischio come nuovo valore e paradigma del piano e progetto contemporanei (Clementi, Di Venosa, 2012). In Italia, a seguito di disastri generati da terremoti o altre devastanti calamità naturali, non si è stati spesso in grado di ripensare a modelli alternativi economici, sociali e insediativi, limitandosi spesso alla fase dell’emergenza e della ricostruzione edilizia (Nimis, 2009; Anzalone, 2008). Ma per definire concrete risposte operative sulla prevenzione, sull’emergenza, sulla pianificazione della rinascita, come sulla programmazione di un sistema di protezione permanente, di un progetto di vivibilità e produttività (per i residenti autoctoni e per nuovi residenti), va messo in luce ed evidenziato lo scarto, in termini temporali ed economici, tra gli obiettivi e i desideri degli abitanti e il loro possibile soddisfacimento (Bronzini, Bedini, Marinelli, 2017).

Ricostruzione post-terremoto. Traiettorie preliminari per la rigenerazione urbana nei territori del cratere sismico 2016 / Bronzini, Fabio. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - 272(2017), pp. 994-1000.

Ricostruzione post-terremoto. Traiettorie preliminari per la rigenerazione urbana nei territori del cratere sismico 2016

Fabio Bronzini
2017-01-01

Abstract

Il terremoto, che ha recentemente colpito l’Italia centrale, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza ambientale dei territori fragili del nostro Paese.
Ciò che appare evidente, ormai, è la debole efficacia degli approcci correnti al tema della prevenzione, pianificazione e gestione del rischio ambientale (in particolare, il rischio sismico e idrogeologico): da un lato i piani della Protezione Civile (legge 225/1992), che tendono ad implementare una nozione di rischio ancora di tipo emergenziale e settoriale; dall’altro le discipline del progetto (in particolare, l’urbanistica), che stentano a riconoscere la categoria rischio come nuovo valore e paradigma del piano e progetto contemporanei (Clementi, Di Venosa, 2012). In Italia, a seguito di disastri generati da terremoti o altre devastanti calamità naturali, non si è stati spesso in grado di ripensare a modelli alternativi economici, sociali e insediativi, limitandosi spesso alla fase dell’emergenza e della ricostruzione edilizia (Nimis, 2009; Anzalone, 2008). Ma per definire concrete risposte operative sulla prevenzione, sull’emergenza, sulla pianificazione della rinascita, come sulla programmazione di un sistema di protezione permanente, di un progetto di vivibilità e produttività (per i residenti autoctoni e per nuovi residenti), va messo in luce ed evidenziato lo scarto, in termini temporali ed economici, tra gli obiettivi e i desideri degli abitanti e il loro possibile soddisfacimento (Bronzini, Bedini, Marinelli, 2017).
2017
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