The considerations of this doctoral dissertation originate from two legal cases (known as Viking and Laval) that submit to the Court of Luxembourg the conflict between economic freedoms and social rights and, therefore, between two opposite interests (companies and workers). For lack of specific rules, the European judge solves such cases in a way that seems balanced to all appearances, but that in effect recognizes the economic supremacy which is at the root of the foundation of the European community. These rulings represent the opportunity to begin to think about the relationship between social rights and economic freedoms in a particular dimension as the European one. After explaining the main differences between the European contest and the national ones, in particular the Italian situation, I analysed the settlement’s freedom and workers’rights: in both cases it is possible to specify a patrimonial and a non-patrimonial dimension. The critical moment occurs when the patrimonial spirits of these rights come into conflict. The survey on which my dissertation is based shows from the very beginning the diabolic face of settlement’s freedom on all cases when it is exerted in order to exploit the territorial differences between workers’ national tutelage. In this case the economic competition is fulfilled through the juridical competition and expresses its incapacity to act with ordinary instruments; the juridical competition in its turn expresses a different juridical level between the countries. Also, there is a question concerning the settlement’s freedom: when is it possible a legitimate exercise of it, and when is there an abuse? The awareness of the two inseparable components that coexist in every law – the patrimonial and the non-patrimonial one – points out the importance of a true connection between substantial and procedural rules: the rule that establishes the law to be applied in the case of settlement’s freedom ends up causing consequences on individual rights. After these considerations we come to the last question: which economy for which labour law or which labour law for which economy; but the answer is completely different from the options that have been proposed and represents the outcome of my research and the conclusion of my doctoral dissertation.

Le riflessioni che costituiscono la presente tesi di dottorato hanno come origine due casi concreti (noti come Viking e Laval) che pongono all’attenzione della Corte di Lussemburgo il problema del conflitto tra libertà economiche (la libera prestazione di servizi nel caso Laval, la libertà di stabilimento nel caso Viking) e diritti sociali (il diritto ad un’azione collettiva, articolatosi, nello specifico in quello di sciopero nel primo caso e nel boicottaggio nel secondo) e, dunque, tra diritti che sono espressione di due centri contrapposti di interessi (le imprese ed i lavoratori). Di fronte a casi come quelli oggetto delle suddette pronunce, il giudice comunitario realizza, in un quadro normativo non chiaro ed univoco in cui non esiste una norma precisa sulla base della quale risolvere e decidere tali conflitti, un’opera ermeneutica apparentemente equilibrata ma sostanzialmente conservatrice del primato economico che da sempre ha animato la nascita dell’Europa. Queste pronunce rappresentano il pretesto per iniziare a riflettere attorno al rapporto, ancora più vasto, tra libertà economiche e diritti sociali, secondo una prospettiva sovranazionale particolare, come quella europea, di cui occorre necessariamente tener conto e coglierne le peculiarità rispetto ad altre dimensioni d’indagine. Dopo aver brevemente introdotto, dunque, le specificità del contesto europeo rispetto a quelli nazionali, con particolare riferimento a quello italiano, l’attenzione si è poi rivolta alla libertà di stabilimento ed ai diritti dei lavoratori; in particolare, in entrambi i casi, è possibile rintracciare una dimensione patrimoniale e che non patrimoniale. Evidentemente, gli aspetti di criticità si presentano quando le anime economiche di entrambi i diritti si incontrano e si scontrano. La casistica da cui sono iniziate le mie riflessioni ha evidenziato, sin da subito, il lato diabolico della libertà di stabilimento nel momento in cui, spogliatasi delle proprie apparenze, viene esercitata per sfruttare le naturali diseguaglianze territoriali tra le tutele nazionali dei lavoratori europei (e non solo). Ecco che allora la concorrenza economica si attua attraverso quella giuridica, esprimendo la propria incapacità a competere con gli ordinari e classici strumenti di competitività ed appetibilità sul mercato; a sua volta, la concorrenza tra norme esprime un diverso livello di giuridicità degli stati. In relazione alla libertà di stabilimento, si pone poi il problema di verificare fino a quando è possibile realizzare un esercizio legittimo della stessa e dove, invece, si apre una prospettiva di un suo abuso; il confronto poi con l’art. 41 Cost. ha rappresentato un utile suggerimento verso un esercizio prudente e non selvaggio della libertà di cui trattasi. L’analisi dei diritti dei lavoratori si è svolta in un’ottica comparativa tra il quadro normativo italiano e quello europeo, cogliendo come il carattere meno forte delle fonti di diritto europeo lascia meno spazio alla dimensione giuridica che solo recentemente sta rivendicando il proprio “status” e la propria importanza. La consapevolezza dell’esistenza delle due inseparabili anime, patrimoniale e non, che coesistono all’interno di ciascun diritto, evidenzia l’importanza di un collegamento autentico e veritiero tra le norme sostanziali e quelle procedurali; la norma di carattere processuale, infatti, nel momento in cui individua la lex da applicare al caso di esercizio della libertà di stabilimento, effettua una scelta che si riflette anche sull’essenza più intima dei diritti della persona. Lungo queste riflessioni si apre, così, l’ultima questione, “quale economia per quale diritto del lavoro o quale diritto del lavoro per quale economia”, nell’idea che sia possibile articolare funzionalmente il discorso; ma la risposta che ad essa verrà data sarà del tutto diversa dalle opzioni prospettate, mostrando con un’espressione sintetica, alla quale si rinvia, l’opzione preferibile a cui sono pervenuta all’esito della presente ricerca.

La libertà di stabilimento in ambito europeo e la tutela dei diritti dei lavoratori / Chiarenza, Antonella. - (2011 Feb 08).

La libertà di stabilimento in ambito europeo e la tutela dei diritti dei lavoratori

CHIARENZA, ANTONELLA
2011-02-08

Abstract

The considerations of this doctoral dissertation originate from two legal cases (known as Viking and Laval) that submit to the Court of Luxembourg the conflict between economic freedoms and social rights and, therefore, between two opposite interests (companies and workers). For lack of specific rules, the European judge solves such cases in a way that seems balanced to all appearances, but that in effect recognizes the economic supremacy which is at the root of the foundation of the European community. These rulings represent the opportunity to begin to think about the relationship between social rights and economic freedoms in a particular dimension as the European one. After explaining the main differences between the European contest and the national ones, in particular the Italian situation, I analysed the settlement’s freedom and workers’rights: in both cases it is possible to specify a patrimonial and a non-patrimonial dimension. The critical moment occurs when the patrimonial spirits of these rights come into conflict. The survey on which my dissertation is based shows from the very beginning the diabolic face of settlement’s freedom on all cases when it is exerted in order to exploit the territorial differences between workers’ national tutelage. In this case the economic competition is fulfilled through the juridical competition and expresses its incapacity to act with ordinary instruments; the juridical competition in its turn expresses a different juridical level between the countries. Also, there is a question concerning the settlement’s freedom: when is it possible a legitimate exercise of it, and when is there an abuse? The awareness of the two inseparable components that coexist in every law – the patrimonial and the non-patrimonial one – points out the importance of a true connection between substantial and procedural rules: the rule that establishes the law to be applied in the case of settlement’s freedom ends up causing consequences on individual rights. After these considerations we come to the last question: which economy for which labour law or which labour law for which economy; but the answer is completely different from the options that have been proposed and represents the outcome of my research and the conclusion of my doctoral dissertation.
8-feb-2011
Le riflessioni che costituiscono la presente tesi di dottorato hanno come origine due casi concreti (noti come Viking e Laval) che pongono all’attenzione della Corte di Lussemburgo il problema del conflitto tra libertà economiche (la libera prestazione di servizi nel caso Laval, la libertà di stabilimento nel caso Viking) e diritti sociali (il diritto ad un’azione collettiva, articolatosi, nello specifico in quello di sciopero nel primo caso e nel boicottaggio nel secondo) e, dunque, tra diritti che sono espressione di due centri contrapposti di interessi (le imprese ed i lavoratori). Di fronte a casi come quelli oggetto delle suddette pronunce, il giudice comunitario realizza, in un quadro normativo non chiaro ed univoco in cui non esiste una norma precisa sulla base della quale risolvere e decidere tali conflitti, un’opera ermeneutica apparentemente equilibrata ma sostanzialmente conservatrice del primato economico che da sempre ha animato la nascita dell’Europa. Queste pronunce rappresentano il pretesto per iniziare a riflettere attorno al rapporto, ancora più vasto, tra libertà economiche e diritti sociali, secondo una prospettiva sovranazionale particolare, come quella europea, di cui occorre necessariamente tener conto e coglierne le peculiarità rispetto ad altre dimensioni d’indagine. Dopo aver brevemente introdotto, dunque, le specificità del contesto europeo rispetto a quelli nazionali, con particolare riferimento a quello italiano, l’attenzione si è poi rivolta alla libertà di stabilimento ed ai diritti dei lavoratori; in particolare, in entrambi i casi, è possibile rintracciare una dimensione patrimoniale e che non patrimoniale. Evidentemente, gli aspetti di criticità si presentano quando le anime economiche di entrambi i diritti si incontrano e si scontrano. La casistica da cui sono iniziate le mie riflessioni ha evidenziato, sin da subito, il lato diabolico della libertà di stabilimento nel momento in cui, spogliatasi delle proprie apparenze, viene esercitata per sfruttare le naturali diseguaglianze territoriali tra le tutele nazionali dei lavoratori europei (e non solo). Ecco che allora la concorrenza economica si attua attraverso quella giuridica, esprimendo la propria incapacità a competere con gli ordinari e classici strumenti di competitività ed appetibilità sul mercato; a sua volta, la concorrenza tra norme esprime un diverso livello di giuridicità degli stati. In relazione alla libertà di stabilimento, si pone poi il problema di verificare fino a quando è possibile realizzare un esercizio legittimo della stessa e dove, invece, si apre una prospettiva di un suo abuso; il confronto poi con l’art. 41 Cost. ha rappresentato un utile suggerimento verso un esercizio prudente e non selvaggio della libertà di cui trattasi. L’analisi dei diritti dei lavoratori si è svolta in un’ottica comparativa tra il quadro normativo italiano e quello europeo, cogliendo come il carattere meno forte delle fonti di diritto europeo lascia meno spazio alla dimensione giuridica che solo recentemente sta rivendicando il proprio “status” e la propria importanza. La consapevolezza dell’esistenza delle due inseparabili anime, patrimoniale e non, che coesistono all’interno di ciascun diritto, evidenzia l’importanza di un collegamento autentico e veritiero tra le norme sostanziali e quelle procedurali; la norma di carattere processuale, infatti, nel momento in cui individua la lex da applicare al caso di esercizio della libertà di stabilimento, effettua una scelta che si riflette anche sull’essenza più intima dei diritti della persona. Lungo queste riflessioni si apre, così, l’ultima questione, “quale economia per quale diritto del lavoro o quale diritto del lavoro per quale economia”, nell’idea che sia possibile articolare funzionalmente il discorso; ma la risposta che ad essa verrà data sarà del tutto diversa dalle opzioni prospettate, mostrando con un’espressione sintetica, alla quale si rinvia, l’opzione preferibile a cui sono pervenuta all’esito della presente ricerca.
Stabilimento
Lavoratori
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