La produzione architettonica del primo Neoclassicismo “funzionalista”, introdotta negli Stati romani dal genio del Vanvitelli, con le sue opere giovanili nelle Marche aveva defi nito un nuovo linguaggio compositivo ed un particolare gusto semplifi cato del decoro architettonico giocato sull’uso del laterizio arricchito da essenziali sottolineature lapidee, che infl uenzerà la produzione edilizia delle Marche fi n oltre il XVIII secolo. L’invasione napoleonica (1797) scuoterà le arretratezze dello Stato papalino introducendo nuovi moderni criteri di gestione del territorio e dell’urbanistica, nuovi strumenti cartografi ci e catastali, nuove tipologie architettoniche legate ai servizi, nuovi ruoli assegnati agli ingegneri ed architetti pubblici. Linearità, proporzione e buon gusto furono i suoi presupposti teorici; correttezza costruttiva e rispondenza razionale tra funzioni e planimetrie il metro di giudizio; una serena semplifi cazione delle forme costantemente collegata al programma economico si sposava col recupero dei modelli classici e vitruviani riletti attraverso la mediazione trattatistica del Vignola e soprattutto del Palladio. Tutte novità in buona parte recepite dopo la Restaurazione dello Stato Pontifi cio, dove la fi gura professionale di Antonio Mollari, dopo il suo exploit della Borsa a Trieste, si inserisce nel fi lone del Purismo architettonico. Si trattava di “un superamento più che una elusione dell’esperienza neoclassica”, della declinazione fi nale del più ampio movimento culturale europeo neoclassico, oramai esausto, collocato in pochi decenni, sino al papato di Pio IX, e prima del successivo eclettico fl orilegio sperimentalistico dei revivals storici.

Antonio Mollari e l’architettura nelle Marche dal Neoclassico al Purismo / Mariano, Fabio. - In: IL CAPITALE CULTURALE. - ISSN 2039-2362. - ELETTRONICO. - (2014), pp. 99-131.

Antonio Mollari e l’architettura nelle Marche dal Neoclassico al Purismo

MARIANO, FABIO
2014-01-01

Abstract

La produzione architettonica del primo Neoclassicismo “funzionalista”, introdotta negli Stati romani dal genio del Vanvitelli, con le sue opere giovanili nelle Marche aveva defi nito un nuovo linguaggio compositivo ed un particolare gusto semplifi cato del decoro architettonico giocato sull’uso del laterizio arricchito da essenziali sottolineature lapidee, che infl uenzerà la produzione edilizia delle Marche fi n oltre il XVIII secolo. L’invasione napoleonica (1797) scuoterà le arretratezze dello Stato papalino introducendo nuovi moderni criteri di gestione del territorio e dell’urbanistica, nuovi strumenti cartografi ci e catastali, nuove tipologie architettoniche legate ai servizi, nuovi ruoli assegnati agli ingegneri ed architetti pubblici. Linearità, proporzione e buon gusto furono i suoi presupposti teorici; correttezza costruttiva e rispondenza razionale tra funzioni e planimetrie il metro di giudizio; una serena semplifi cazione delle forme costantemente collegata al programma economico si sposava col recupero dei modelli classici e vitruviani riletti attraverso la mediazione trattatistica del Vignola e soprattutto del Palladio. Tutte novità in buona parte recepite dopo la Restaurazione dello Stato Pontifi cio, dove la fi gura professionale di Antonio Mollari, dopo il suo exploit della Borsa a Trieste, si inserisce nel fi lone del Purismo architettonico. Si trattava di “un superamento più che una elusione dell’esperienza neoclassica”, della declinazione fi nale del più ampio movimento culturale europeo neoclassico, oramai esausto, collocato in pochi decenni, sino al papato di Pio IX, e prima del successivo eclettico fl orilegio sperimentalistico dei revivals storici.
2014
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