Con questo scritto vorrei contribuire alla discussione iniziata da Forino e Porru con l’articolo “Hic sunt leones: il rischio delle storie mancate nella geografia italiana”, pubblicato in questa Rivista nel numero di giugno 2013. Sottoscrivendo l’appello dei due autori sull’ampliamento della geografia italiana alle tematiche del rischio e dei disastri, mi propongo di continuare la riflessione delineando le origini dell’academic research consensus di questo campo di studio e descrivendo le considerevoli opportunità di ricerca geografica in esso contenute. È pleonastico rilevare la crescente attenzione sia dell’accademia sia delle istituzioni governative al problema dei cambiamenti climatici, dei rischi associati e delle necessarie strategie preventive e gestionali. Attualmente circa il 75% della popolazione mondiale vive in aree esposte a pericoli naturali. Nell’ultimo decennio, circa 1,1 milioni di persone hanno perso la vita a causa di disastri, altri 2,7 miliardi hanno subito danni e le perdite economiche complessive sono stimate intorno ai 1300 miliardi di dollari (UNDP, 2012). Le cause dell’esposizione umana ai pericoli e rischi sono molteplici, ma certamente la forte crescita demografica e la corsa allo sviluppo stanno portando molti paesi a favorire l’insediamento e l’urbanizzazione di aree ad alta dinamicità ambientale, seguendo regole e modelli di gestione del territorio non esplicitamente configurati alla riduzione dei rischi.

Riduzione del rischio disastri; l’immancabile ruolo della geografia / Marincioni, Fausto. - In: RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA. - ISSN 0035-6697. - STAMPA. - 122:1(2015), pp. 143-150.

Riduzione del rischio disastri; l’immancabile ruolo della geografia.

MARINCIONI, Fausto
2015-01-01

Abstract

Con questo scritto vorrei contribuire alla discussione iniziata da Forino e Porru con l’articolo “Hic sunt leones: il rischio delle storie mancate nella geografia italiana”, pubblicato in questa Rivista nel numero di giugno 2013. Sottoscrivendo l’appello dei due autori sull’ampliamento della geografia italiana alle tematiche del rischio e dei disastri, mi propongo di continuare la riflessione delineando le origini dell’academic research consensus di questo campo di studio e descrivendo le considerevoli opportunità di ricerca geografica in esso contenute. È pleonastico rilevare la crescente attenzione sia dell’accademia sia delle istituzioni governative al problema dei cambiamenti climatici, dei rischi associati e delle necessarie strategie preventive e gestionali. Attualmente circa il 75% della popolazione mondiale vive in aree esposte a pericoli naturali. Nell’ultimo decennio, circa 1,1 milioni di persone hanno perso la vita a causa di disastri, altri 2,7 miliardi hanno subito danni e le perdite economiche complessive sono stimate intorno ai 1300 miliardi di dollari (UNDP, 2012). Le cause dell’esposizione umana ai pericoli e rischi sono molteplici, ma certamente la forte crescita demografica e la corsa allo sviluppo stanno portando molti paesi a favorire l’insediamento e l’urbanizzazione di aree ad alta dinamicità ambientale, seguendo regole e modelli di gestione del territorio non esplicitamente configurati alla riduzione dei rischi.
2015
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