INTRODUZIONE: Il 40% delle infezioni correlate all’assistenza è rappresentato dalle infezioni delle vie urinarie. Le infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale (IVUAC) sono la causa principale di sepsi nosocomiale, con una mortalità associata pari a circa il 10%, sono responsabili del prolungarsi dei tempi di degenza e determinano un notevole incremento dei costi di ospedalizzazione e del carico assistenziale. I principali fattori di rischio per IVUAC sono l’età avanzata, la suscettibilità dell’ospite, il diabete mellito, il sesso femminile, la durata della cateterizzazione, i dispositivi impiegati, il sistema di drenaggio utilizzato e la diversa gestione ospedaliera per i pazienti sottoposti a cateterizzazione. L’obiettivo dello studio è quello di presentare i risultati di un progetto di sorveglianza delle IVUAC in una specialità chirurgica. MATERIALI E METODI: Il processo di sorveglianza attiva e passiva delle IVUAC condotto in una Unità Operativa chirurgica dell’A.O.U. Ospedali Riuniti di Ancona ha permesso di raccogliere i dati di un periodo di dodici mesi, da gennaio a dicembre 2013, relativi a pazienti ricoverati per un periodo di tempo maggiore di 48 ore e sottoposti a cateterismo vescicale. Per la definizione di caso sono stati adottati i criteri forniti dai Centers for Disease Control and Prevention, escludendo i criteri non valutabili nei pazienti cateterizzati. Sono state incluse le infezioni delle vie urinarie insorte in paziente cateterizzato da almeno 48 ore e, comunque, i cui segni e sintomi clinici siano insorti entro 7 giorni dal posizionamento del catetere vescicale a permanenza. Sono stati calcolati la densità di incidenza cumulativa di IVUAC per 1000 giorni di degenza, la densità di incidenza di IVUAC per 1000 giorni-catetere, l’incidenza cumulativa di IVUAC per numero di pazienti cateterizzati e il tasso di cateterizzazione (numero di giorni-catetere per 100 giornate di degenza). L’associazione tra fattori di rischio noti ed incidenza cumulativa di IVUAC è stata valutata con test del chi-quadro. Il livello di significatività è stato fissato a 0,05. RISULTATI: Nel periodo di osservazione sono stati considerati 641 pazienti, di cui 40 (6,2%) hanno presentato una IVUAC,pari ad una densità di incidenza di 15,2/1000 giorni-catetere (IC95% 10,8-20,7/1000 giorni- catetere) e 8,8/1000 giornate di degenza (IC95% 6,3-11,9/1000 giornate di degenza). La distribuzione delle caratteristiche dei pazienti inclusi ha evidenziato alcuni aspetti importanti. Nei pazienti con IVUAC rispetto ai pazienti senza infezione è stata osservata una maggiore durata media della degenza, pari a 16,3 giorni (range 3-70) vs 6,5 giorni (2-37) e una maggiore durata della cateterizzazione, pari a 9,5 giorni (range 2-40) vs 3,8 giorni (2-24). L’incidenza cumulativa diIVUAC per numero di pazienti cateterizzati in media nel corso dei dieci mesi è stata pari a 6,2% (range 0-13.3%). Il tasso di cateterizzazione medio è risultato complessivamente pari al 57,8% (range 50,1-68,2). L’intervento chirurgico è risultato la principale indicazione alla cateterizzazione (87,4% sul totale). L’analisi dell’associazione dei principali fattori di rischio mostra una incidenza cumulativa maggiore nel sesso femminile, dopo il quarto giorno di cateterizzazione ed in seguito ad inserimento del catetere in ambiente diverso da quello della Sala Operatoria. La carta di controllo di processo ha permesso di evidenziare un processo contenuto entro i limiti dell’atteso in tutto il periodo di osservazione. I microrganismi più frequentemente isolati sono stati Escherichia coli, Enterococcus spp., Candida spp., Klebsiella spp. e Pseudomonas aeruginosa e sono risultati multiresistenti all’antibiogramma nell’82,5% dei casi. CONCLUSIONI: I risultati ottenuti non appaiono significativamente diversi da quelli riportati dalla letteratura internazionale, dove si nota una variabilità notevole nell’incidenza del fenomeno. L’adozione di linee guida consolidate, concernenti la corretta esecuzione della procedura di cateterizzazione e la corretta gestione del paziente, rappresenta un elemento imprescindibile per la prevenzione delle IVUAC.
Infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale: esperienza di sorveglianza attiva / Gori, G; Labricciosa, F; Recanatini, C; Barbadoro, Pamela; D'Errico, Marcello Mario; Prospero, Emilia. - ELETTRONICO. - (2014), pp. 608-609.
Infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale: esperienza di sorveglianza attiva
BARBADORO, Pamela;D'ERRICO, Marcello Mario;PROSPERO, Emilia
2014-01-01
Abstract
INTRODUZIONE: Il 40% delle infezioni correlate all’assistenza è rappresentato dalle infezioni delle vie urinarie. Le infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale (IVUAC) sono la causa principale di sepsi nosocomiale, con una mortalità associata pari a circa il 10%, sono responsabili del prolungarsi dei tempi di degenza e determinano un notevole incremento dei costi di ospedalizzazione e del carico assistenziale. I principali fattori di rischio per IVUAC sono l’età avanzata, la suscettibilità dell’ospite, il diabete mellito, il sesso femminile, la durata della cateterizzazione, i dispositivi impiegati, il sistema di drenaggio utilizzato e la diversa gestione ospedaliera per i pazienti sottoposti a cateterizzazione. L’obiettivo dello studio è quello di presentare i risultati di un progetto di sorveglianza delle IVUAC in una specialità chirurgica. MATERIALI E METODI: Il processo di sorveglianza attiva e passiva delle IVUAC condotto in una Unità Operativa chirurgica dell’A.O.U. Ospedali Riuniti di Ancona ha permesso di raccogliere i dati di un periodo di dodici mesi, da gennaio a dicembre 2013, relativi a pazienti ricoverati per un periodo di tempo maggiore di 48 ore e sottoposti a cateterismo vescicale. Per la definizione di caso sono stati adottati i criteri forniti dai Centers for Disease Control and Prevention, escludendo i criteri non valutabili nei pazienti cateterizzati. Sono state incluse le infezioni delle vie urinarie insorte in paziente cateterizzato da almeno 48 ore e, comunque, i cui segni e sintomi clinici siano insorti entro 7 giorni dal posizionamento del catetere vescicale a permanenza. Sono stati calcolati la densità di incidenza cumulativa di IVUAC per 1000 giorni di degenza, la densità di incidenza di IVUAC per 1000 giorni-catetere, l’incidenza cumulativa di IVUAC per numero di pazienti cateterizzati e il tasso di cateterizzazione (numero di giorni-catetere per 100 giornate di degenza). L’associazione tra fattori di rischio noti ed incidenza cumulativa di IVUAC è stata valutata con test del chi-quadro. Il livello di significatività è stato fissato a 0,05. RISULTATI: Nel periodo di osservazione sono stati considerati 641 pazienti, di cui 40 (6,2%) hanno presentato una IVUAC,pari ad una densità di incidenza di 15,2/1000 giorni-catetere (IC95% 10,8-20,7/1000 giorni- catetere) e 8,8/1000 giornate di degenza (IC95% 6,3-11,9/1000 giornate di degenza). La distribuzione delle caratteristiche dei pazienti inclusi ha evidenziato alcuni aspetti importanti. Nei pazienti con IVUAC rispetto ai pazienti senza infezione è stata osservata una maggiore durata media della degenza, pari a 16,3 giorni (range 3-70) vs 6,5 giorni (2-37) e una maggiore durata della cateterizzazione, pari a 9,5 giorni (range 2-40) vs 3,8 giorni (2-24). L’incidenza cumulativa diIVUAC per numero di pazienti cateterizzati in media nel corso dei dieci mesi è stata pari a 6,2% (range 0-13.3%). Il tasso di cateterizzazione medio è risultato complessivamente pari al 57,8% (range 50,1-68,2). L’intervento chirurgico è risultato la principale indicazione alla cateterizzazione (87,4% sul totale). L’analisi dell’associazione dei principali fattori di rischio mostra una incidenza cumulativa maggiore nel sesso femminile, dopo il quarto giorno di cateterizzazione ed in seguito ad inserimento del catetere in ambiente diverso da quello della Sala Operatoria. La carta di controllo di processo ha permesso di evidenziare un processo contenuto entro i limiti dell’atteso in tutto il periodo di osservazione. I microrganismi più frequentemente isolati sono stati Escherichia coli, Enterococcus spp., Candida spp., Klebsiella spp. e Pseudomonas aeruginosa e sono risultati multiresistenti all’antibiogramma nell’82,5% dei casi. CONCLUSIONI: I risultati ottenuti non appaiono significativamente diversi da quelli riportati dalla letteratura internazionale, dove si nota una variabilità notevole nell’incidenza del fenomeno. L’adozione di linee guida consolidate, concernenti la corretta esecuzione della procedura di cateterizzazione e la corretta gestione del paziente, rappresenta un elemento imprescindibile per la prevenzione delle IVUAC.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.