Il volume sistematizza l’evoluzione storica e urbanistica di Ancona e propone un nuovo modo di interpretazione della città. Ha ricevuto numerose recensioni in quotidiani e riviste. “La città e il sogno” ci racconta il romanzo della città: le radici, la storia, le speranze, l’urbanistica che hanno cambiato il volto della città. Un viaggio attorno alla storia urbanistica di Ancona, alle distruzioni e ai dolori, agli errori e agli eventi che la città ha subìto, alle speranze per un nuovo modello di città del futuro. "La città e il sogno, un titolo piuttosto misterioso che evocava forse inconsciamente Borges e la letteratura onirica latino-americana, ma che comunque si rivelava invitante. Era forse uno degli scopi del misterioso autore: invitare il lettore alla ricerca personalizzata dei modi di studio del suo manoscritto. Un escamotage, se si vuole, di un letterato abile che comprendeva le difficoltà insite nel voler esprimere molte idee, affermare molti concetti senza voler determinare univoche sintesi. Quasi che il lettore, trovando un giorno il manoscritto, dovesse sentirsi libero di seguire il percorso preferito: sfogliare l’iconografia ricca delle mappe e delle foto seppur sbiadite, osservare le piante schematiche dei monumenti, i grafici interpretativi dei luoghi, leggere le poesie intercalate nel testo, le citazioni o più semplicemente e classicamente aprire il testo e poi cominciare ordinatamente a leggerlo pagina dopo pagina. Si parlava di una città, che sembrava divenire l’archetipo della “città” italiana con i suoi spazi tormentati, con un’intensità ed una passionalità insolite; ci si rapportava a luoghi e situazioni che apparivano lontani dal nostro tempo, quasi valori permanenti e intangibili, e che però provocavano nel racconto una forza intrinseca e tale da garantire a quell’insediamento e alla gente che lo abitava una graduale capacità di trasformazione e adattamento. C’era un “tratto” doloroso, o almeno mesto, nel racconto allorquando si parlava di “patologie” che presentava la città, configurando con essa un rapporto familiare: la città malata aveva bisogno di cure. E allora attraverso il testo si chiamavano a raccolta stuoli di dottori, ma anche di cittadini per “risanarla”. Ma l’evocazione non si arrestava qui: nel manoscritto si invitava all’ascolto, attraverso citazioni e disegni, di un coro di voci provenienti dalle cronache lontane, dalle memorie dei viaggiatori del Grand Tour, da reportages di attualità. C’era il riferimento al bisogno di mantenere una bellezza della forma civica come precondizione su cui costruire il nuovo. E così l’autore formula un’ampia gamma di punti di discussione da sottoporre alla città, anzi ai cittadini. Le “linee del mare” e le “linee della terra” si incrociavano producendo immagini forti e intense. Tutto ciò colloca il libro fuori dal suo tempo”.

La città e il sogno. Ancona: le radici, la storia, le speranze, l'urbanistica che hanno cambiato il volto della città / Bronzini, Fabio; Bedini, MARIA ANGELA; Sampaolesi, Stefano. - STAMPA. - 32:(2006), pp. 1-703.

La città e il sogno. Ancona: le radici, la storia, le speranze, l'urbanistica che hanno cambiato il volto della città

BRONZINI, FABIO;BEDINI, MARIA ANGELA;SAMPAOLESI, Stefano
2006-01-01

Abstract

Il volume sistematizza l’evoluzione storica e urbanistica di Ancona e propone un nuovo modo di interpretazione della città. Ha ricevuto numerose recensioni in quotidiani e riviste. “La città e il sogno” ci racconta il romanzo della città: le radici, la storia, le speranze, l’urbanistica che hanno cambiato il volto della città. Un viaggio attorno alla storia urbanistica di Ancona, alle distruzioni e ai dolori, agli errori e agli eventi che la città ha subìto, alle speranze per un nuovo modello di città del futuro. "La città e il sogno, un titolo piuttosto misterioso che evocava forse inconsciamente Borges e la letteratura onirica latino-americana, ma che comunque si rivelava invitante. Era forse uno degli scopi del misterioso autore: invitare il lettore alla ricerca personalizzata dei modi di studio del suo manoscritto. Un escamotage, se si vuole, di un letterato abile che comprendeva le difficoltà insite nel voler esprimere molte idee, affermare molti concetti senza voler determinare univoche sintesi. Quasi che il lettore, trovando un giorno il manoscritto, dovesse sentirsi libero di seguire il percorso preferito: sfogliare l’iconografia ricca delle mappe e delle foto seppur sbiadite, osservare le piante schematiche dei monumenti, i grafici interpretativi dei luoghi, leggere le poesie intercalate nel testo, le citazioni o più semplicemente e classicamente aprire il testo e poi cominciare ordinatamente a leggerlo pagina dopo pagina. Si parlava di una città, che sembrava divenire l’archetipo della “città” italiana con i suoi spazi tormentati, con un’intensità ed una passionalità insolite; ci si rapportava a luoghi e situazioni che apparivano lontani dal nostro tempo, quasi valori permanenti e intangibili, e che però provocavano nel racconto una forza intrinseca e tale da garantire a quell’insediamento e alla gente che lo abitava una graduale capacità di trasformazione e adattamento. C’era un “tratto” doloroso, o almeno mesto, nel racconto allorquando si parlava di “patologie” che presentava la città, configurando con essa un rapporto familiare: la città malata aveva bisogno di cure. E allora attraverso il testo si chiamavano a raccolta stuoli di dottori, ma anche di cittadini per “risanarla”. Ma l’evocazione non si arrestava qui: nel manoscritto si invitava all’ascolto, attraverso citazioni e disegni, di un coro di voci provenienti dalle cronache lontane, dalle memorie dei viaggiatori del Grand Tour, da reportages di attualità. C’era il riferimento al bisogno di mantenere una bellezza della forma civica come precondizione su cui costruire il nuovo. E così l’autore formula un’ampia gamma di punti di discussione da sottoporre alla città, anzi ai cittadini. Le “linee del mare” e le “linee della terra” si incrociavano producendo immagini forti e intense. Tutto ciò colloca il libro fuori dal suo tempo”.
2006
città, territorio, piano
8849208146
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11566/82112
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