Il passaggio in atto da una società moderna ad una postmoderna ha mutato i termini di paragone per un’analisi dei processi di mediazione sociale. In particolare per la mediazione culturale e del conflitto, si possono individuare tre differenti cornici in cui collocarne l’analisi. La prima è la tendenziale transizione dalla mediazione delle disuguaglianze sociali alla mediazione delle differenze culturali. La seconda è il tendenziale passaggio da una mediazione interna ai confini territoriali e normativi nazionali ad una mediazione transnazionale, di cui un esempio significativo sono i tentativi di controllo e regolazione dei flussi migratori. La terza è una trasformazione delle pratiche di mediazione da principi di cittadinanza a esigenze emergenziali, con effetti sulle politiche di governance. Sintetizzando al massimo si può affermare che in passato la mediazione sociale tendeva a contenere le diseguaglianze entro limiti accettabili, entro i confini nazionali, con politiche volte a sancire i diritti di cittadinanza, mentre ora ci si avvia verso forme di mediazione sociale volte a riconoscere le differenze culturali, al di là dei confini normativi e territoriali dello stato di diritto e secondo politiche di governance dettate dall’emergenza. Queste trasformazioni producono: la crisi dei tradizionali assetti di ceto medio, forme di regolazione transnazionali delle migrazioni, alterne pratiche nella mediazione del conflitto tra il negoziale di stampo anglosassone e normativo di tipo mediterraneo. Nel primo il fine è creare una specie di giustizia parallela privatistica, con effetti di deregolamentazione dei tradizionali apparati statalisti. Il secondo focalizza l’attenzione sul ruolo del mediatore istituzionale il cui presupposto non è l’equidistanza tipica del giudice, ma l’equivicinanza alle due parti in conflitto o culturalmente separate.

Mediazione e mediatori linguistico-culturali / Pattarin, Ennio. - (2009), pp. 35-72.

Mediazione e mediatori linguistico-culturali

PATTARIN, Ennio
2009-01-01

Abstract

Il passaggio in atto da una società moderna ad una postmoderna ha mutato i termini di paragone per un’analisi dei processi di mediazione sociale. In particolare per la mediazione culturale e del conflitto, si possono individuare tre differenti cornici in cui collocarne l’analisi. La prima è la tendenziale transizione dalla mediazione delle disuguaglianze sociali alla mediazione delle differenze culturali. La seconda è il tendenziale passaggio da una mediazione interna ai confini territoriali e normativi nazionali ad una mediazione transnazionale, di cui un esempio significativo sono i tentativi di controllo e regolazione dei flussi migratori. La terza è una trasformazione delle pratiche di mediazione da principi di cittadinanza a esigenze emergenziali, con effetti sulle politiche di governance. Sintetizzando al massimo si può affermare che in passato la mediazione sociale tendeva a contenere le diseguaglianze entro limiti accettabili, entro i confini nazionali, con politiche volte a sancire i diritti di cittadinanza, mentre ora ci si avvia verso forme di mediazione sociale volte a riconoscere le differenze culturali, al di là dei confini normativi e territoriali dello stato di diritto e secondo politiche di governance dettate dall’emergenza. Queste trasformazioni producono: la crisi dei tradizionali assetti di ceto medio, forme di regolazione transnazionali delle migrazioni, alterne pratiche nella mediazione del conflitto tra il negoziale di stampo anglosassone e normativo di tipo mediterraneo. Nel primo il fine è creare una specie di giustizia parallela privatistica, con effetti di deregolamentazione dei tradizionali apparati statalisti. Il secondo focalizza l’attenzione sul ruolo del mediatore istituzionale il cui presupposto non è l’equidistanza tipica del giudice, ma l’equivicinanza alle due parti in conflitto o culturalmente separate.
2009
La mediazione con bambini e adolescenti, Roma, Donzelli
9788860363305
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