Nell'introduzione è richiamata la crescita del terzo settore nel contesto internazionale e il ruolo sempre più rilevante che ha assunto in termini politico sociali, ma anche l'impatto economico in termini di occupazione e di produzione di beni e servizi. Il terzo settore ha contribuito a fornire risposte alla crisi del welfare state dei diversi Paesi europei, con interventi diretti o a supporto di enti pubblici nella gestione di attività finalizzate al soddisfacimento di bisogni collettivi. In Italia, parimenti alla crescita del terzo settore, il legislatore nazionale è intervenuto a più riprese, nel corso degli anni, per introdurre norme di riconoscimento giuridico e di regolamentazione specifiche di differenti organizzazioni non profit che perseguono finalità solidaristiche (si pensi alla legge quadro sul volontariato, alla legge sulle cooperative sociali, ecc.). L’attuale quadro normativo pur non rappresentando un ordinamento unitario risultante dall’integrazione delle discipline di tutte le organizzazioni operanti nel terzo settore, compie un rilevante passo avanti istituendo un sistema che può essere definito “duale”. Infatti, accanto a enti del terzo settore (ETS) disciplinati dalla recente riforma del terzo settore, vi sono organizzazioni non profit che, per volontà o per assenza dei requisiti minimi richiesti dalla riforma stessa, continuano ad essere regolati dalla precedente normativa. Numerose le novità introdotte dalla riforma, tra cui assumono rilevanza la nozione generale di “ente del terzo settore”, la previsione di obblighi sulla struttura e il funzionamento degli organi di governo e di controllo; la previsione di costituire collaborazioni nella configurazione organizzativa di network; l’ampliamento degli obblighi informativi in capo agli enti del terzo settore; l’istituzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) in sostituzione dei registri regionali.
Introduzione / Montanini, Lucia. - STAMPA. - (2024), pp. 7-12.
Introduzione
Lucia Montanini
2024-01-01
Abstract
Nell'introduzione è richiamata la crescita del terzo settore nel contesto internazionale e il ruolo sempre più rilevante che ha assunto in termini politico sociali, ma anche l'impatto economico in termini di occupazione e di produzione di beni e servizi. Il terzo settore ha contribuito a fornire risposte alla crisi del welfare state dei diversi Paesi europei, con interventi diretti o a supporto di enti pubblici nella gestione di attività finalizzate al soddisfacimento di bisogni collettivi. In Italia, parimenti alla crescita del terzo settore, il legislatore nazionale è intervenuto a più riprese, nel corso degli anni, per introdurre norme di riconoscimento giuridico e di regolamentazione specifiche di differenti organizzazioni non profit che perseguono finalità solidaristiche (si pensi alla legge quadro sul volontariato, alla legge sulle cooperative sociali, ecc.). L’attuale quadro normativo pur non rappresentando un ordinamento unitario risultante dall’integrazione delle discipline di tutte le organizzazioni operanti nel terzo settore, compie un rilevante passo avanti istituendo un sistema che può essere definito “duale”. Infatti, accanto a enti del terzo settore (ETS) disciplinati dalla recente riforma del terzo settore, vi sono organizzazioni non profit che, per volontà o per assenza dei requisiti minimi richiesti dalla riforma stessa, continuano ad essere regolati dalla precedente normativa. Numerose le novità introdotte dalla riforma, tra cui assumono rilevanza la nozione generale di “ente del terzo settore”, la previsione di obblighi sulla struttura e il funzionamento degli organi di governo e di controllo; la previsione di costituire collaborazioni nella configurazione organizzativa di network; l’ampliamento degli obblighi informativi in capo agli enti del terzo settore; l’istituzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) in sostituzione dei registri regionali.File | Dimensione | Formato | |
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