Introduzione La recente pandemia da ha rappresentato un test da stress per il sistema sanitario che ha dovuto fronteggiare l’enorme carico assistenziale richiesto dai pazienti COVID19, rinunciando contemporaneamente ad erogare prestazioni diagnostiche terapeutiche e riabilitative ai soggetti con patologie emergenti o croniche[1]. L’impatto di questi cambiamenti è stato particolarmente sentito da soggetti affetti da patologie neurodegenerative come la Malattia di Parkinson (MP). L’obiettivo del nostro studio è valutare l’evoluzione clinico-funzionale in soggetti affetti da MP nel periodo compreso tra il 2018 e il 2021, confrontando il trend degli indici di severità di malattia osservato dopo l’inizio della pandemia, rispetto a quello rilevato nel biennio 2018-2019. L’ipotesi di ricerca è che la diminuzione dell’offerta assistenziale specialistica e riabilitativa possa aver determinato un peggioramento clinico-funzionale nei soggetti più fragili. Materiali e Metodi Disegno dello studio: di coorte retrospettivo. Popolazione e Metodi. Soggetti affetti da MP Idiopatica afferiti consecutivamente nel periodo 1 gennaio 2018- 31.12.2018 all’ambulatorio dedicato alla diagnosi, cura e riabilitazione dei disordini del movimento e valutati da allora regolarmente a cadenza almeno semestrale, fino al 30.6.2021, mediante le seguenti scale di valutazione: Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) totale e parti I-II-III (ON med)-IV e Non Motor Symptom Scale (NMSS). Di tutti è inoltre registrato lo schema terapeutico e valutato il dosaggio della terapia antiparkinsoniana (Levodopa Equivalent Daily Dose - LEDD). Attraverso un’analisi comparativa per dati appaiati non parametrici (Wilcoxon Rank Test), abbiamo confrontato le variazioni tra i punteggi delle scale di misura registrati tra il 2018-2019, 2019-2020 e 2020-2021. Abbiamo successivamente identificato coloro per i quali si registrava un peggioramento di almeno 4 punti alla UPDRS–parte II (ADL), (superiore alla Minimal Clinically Important Difference (1.8-2.3[3]), e indagato i fattori predittivi di questo outcome mediante un’analisi di regressione logistica delle seguenti variabili: età, durata di malattia, punteggio UPDRS II, III e totale, LEDD. Risultati Sono stati ritenuti eleggibili 75 casi, età media 73±9 anni [51-90], durata di malattia 14±7 [4-38], 30 donne. Nel 2018 la condizione clinica generale era caratterizzata dai seguenti punteggi medi (±Dev.st) [min-max]: UPDRS parte I (sintomi non motori) = 3.4±2 [0-10]; parte II =13.5±8[0-33], parte III=20.1±12[3-61], parte IV (complicanze motorie a lungo termine)=3.4±4[0-16], NMSS=63.5±33[0-158]. Nel 2019 nessuno degli indicatori si modificava significativamente, mentre tra il 2019 ed il 2020 emergeva un peggioramento statisticamente significativo dei punteggi della UPDRS parte II (Z=-3.2; p=.001) e della UPDRS parte III (Z=-3.0; p=.003). Nel 2021 la condizione rimaneva tendenzialmente stabile o in lieve peggioramento. Il 32% dei soggetti presentava, nel 2020, un peggioramento dell’UPDRS II maggiore o uguale a 4 punti, indipendente da età e durata di malattia ma correlato ad un valore basale maggiore dell’UPDRS parte II (Chi2: 3.9; p=.04 IC: 1.0-1.4), rispetto a coloro che conservavano il livello funzionale negli ultimi due anni. Conclusioni: Nei soggetti affetti da MP le misure restrittive imposte durante la pandemia da COVID19 possono determinare un impatto importante. I risultati del nostro studio indicano che i soggetti con un livello di maggiore disabilità (più fragili) all’inizio del primo lockdown hanno esibito un drastico peggioramento della condizione di dipendenza. Tale condizione non sembra essere ulteriormente evoluta nel periodo successivo, facendo ipotizzare che la riorganizzazione dei servizi sanitari e riabilitativi, anche mediante approcci di teleriabilitazione, possa aver sortito una efficacia L’ipotesi richiamata è meritevole di conferma mediante studi controllati su casistiche più numerose.

EVOLUZIONE CLINICO-FUNZIONALE IN SOGGETTI CON LA MALATTIA DI PARKINSON DURANTE LA PANDEMIA DA SARS-COV2 / Baldini, Nicolò; Campignoli, Francesca; Lombardo, LORENZO PASQUALE; Andrenelli, Elisa; Capecci, Marianna; Ceravolo, Maria Gabriella. - (2021).

EVOLUZIONE CLINICO-FUNZIONALE IN SOGGETTI CON LA MALATTIA DI PARKINSON DURANTE LA PANDEMIA DA SARS-COV2

Nicolò Baldini
Primo
;
Francesca Campignoli;Lorenzo Pasquale Lombardo;Elisa Andrenelli;Marianna Capecci
Penultimo
;
Maria Gabriella Ceravolo
Ultimo
2021-01-01

Abstract

Introduzione La recente pandemia da ha rappresentato un test da stress per il sistema sanitario che ha dovuto fronteggiare l’enorme carico assistenziale richiesto dai pazienti COVID19, rinunciando contemporaneamente ad erogare prestazioni diagnostiche terapeutiche e riabilitative ai soggetti con patologie emergenti o croniche[1]. L’impatto di questi cambiamenti è stato particolarmente sentito da soggetti affetti da patologie neurodegenerative come la Malattia di Parkinson (MP). L’obiettivo del nostro studio è valutare l’evoluzione clinico-funzionale in soggetti affetti da MP nel periodo compreso tra il 2018 e il 2021, confrontando il trend degli indici di severità di malattia osservato dopo l’inizio della pandemia, rispetto a quello rilevato nel biennio 2018-2019. L’ipotesi di ricerca è che la diminuzione dell’offerta assistenziale specialistica e riabilitativa possa aver determinato un peggioramento clinico-funzionale nei soggetti più fragili. Materiali e Metodi Disegno dello studio: di coorte retrospettivo. Popolazione e Metodi. Soggetti affetti da MP Idiopatica afferiti consecutivamente nel periodo 1 gennaio 2018- 31.12.2018 all’ambulatorio dedicato alla diagnosi, cura e riabilitazione dei disordini del movimento e valutati da allora regolarmente a cadenza almeno semestrale, fino al 30.6.2021, mediante le seguenti scale di valutazione: Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) totale e parti I-II-III (ON med)-IV e Non Motor Symptom Scale (NMSS). Di tutti è inoltre registrato lo schema terapeutico e valutato il dosaggio della terapia antiparkinsoniana (Levodopa Equivalent Daily Dose - LEDD). Attraverso un’analisi comparativa per dati appaiati non parametrici (Wilcoxon Rank Test), abbiamo confrontato le variazioni tra i punteggi delle scale di misura registrati tra il 2018-2019, 2019-2020 e 2020-2021. Abbiamo successivamente identificato coloro per i quali si registrava un peggioramento di almeno 4 punti alla UPDRS–parte II (ADL), (superiore alla Minimal Clinically Important Difference (1.8-2.3[3]), e indagato i fattori predittivi di questo outcome mediante un’analisi di regressione logistica delle seguenti variabili: età, durata di malattia, punteggio UPDRS II, III e totale, LEDD. Risultati Sono stati ritenuti eleggibili 75 casi, età media 73±9 anni [51-90], durata di malattia 14±7 [4-38], 30 donne. Nel 2018 la condizione clinica generale era caratterizzata dai seguenti punteggi medi (±Dev.st) [min-max]: UPDRS parte I (sintomi non motori) = 3.4±2 [0-10]; parte II =13.5±8[0-33], parte III=20.1±12[3-61], parte IV (complicanze motorie a lungo termine)=3.4±4[0-16], NMSS=63.5±33[0-158]. Nel 2019 nessuno degli indicatori si modificava significativamente, mentre tra il 2019 ed il 2020 emergeva un peggioramento statisticamente significativo dei punteggi della UPDRS parte II (Z=-3.2; p=.001) e della UPDRS parte III (Z=-3.0; p=.003). Nel 2021 la condizione rimaneva tendenzialmente stabile o in lieve peggioramento. Il 32% dei soggetti presentava, nel 2020, un peggioramento dell’UPDRS II maggiore o uguale a 4 punti, indipendente da età e durata di malattia ma correlato ad un valore basale maggiore dell’UPDRS parte II (Chi2: 3.9; p=.04 IC: 1.0-1.4), rispetto a coloro che conservavano il livello funzionale negli ultimi due anni. Conclusioni: Nei soggetti affetti da MP le misure restrittive imposte durante la pandemia da COVID19 possono determinare un impatto importante. I risultati del nostro studio indicano che i soggetti con un livello di maggiore disabilità (più fragili) all’inizio del primo lockdown hanno esibito un drastico peggioramento della condizione di dipendenza. Tale condizione non sembra essere ulteriormente evoluta nel periodo successivo, facendo ipotizzare che la riorganizzazione dei servizi sanitari e riabilitativi, anche mediante approcci di teleriabilitazione, possa aver sortito una efficacia L’ipotesi richiamata è meritevole di conferma mediante studi controllati su casistiche più numerose.
2021
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