L’investimento sull’insediamento rurale può rappresentare un motore di sviluppo per un nuovo modello di crescita basato sulla saldatura tra riconversione sociale e produttiva della campagna e rivalorizzazione della rete insediativa diffusa. È noto come fino ad oggi la frammentazione ambientale associata alla dispersione insediativa (Romano, Zullo, 2012), ha prodotto elevati costi economici, sociali e ambientali. In alcune regioni italiane, specie del centro Italia, sono presenti peraltro attualmente nuove potenzialità per lo sviluppo, basate sulla dimensione rurale e su un nuovo modello insediativo-produttivo, come ad esempio proposto dalla politica rurale in sede PAC, dall’approccio dell’Agricoltura Urbana e delle nuove forme Agropolitane (Donadieu, 2005), dell’Agrourbanistica (Fleury, Vidal, 2010) e dei Piani del cibo applicati in Europa e negli USA. Per una riconversione in senso ampio del settore agricolo, che risponda ad esigenze sia di tipo alimentare e produttivo, ma anche sociale, turistico e culturale, è necessario integrare la programmazione agricola con la pianificazione territoriale nell’ambito di Aree Vaste, dove una politica economico-territoriale possa efficacemente utilizzare diversificati strumenti operativi: piani urbanistici, piani di parchi agricoli, programmi agro-urbani (SDRIF) (progetti agro-urbani finalizzati a tutelare gli spazi agricoli e favorire la partecipazione attiva degli agricoltori nelle scelte di pianificazione territoriale), Progetti Integrati Territoriali (PIT), strumenti di attuazione dei fondi strutturali dell’Unione Europea. Ne consegue che nell’attuale fase di incerto superamento della crisi globale, in una situazione di possibile, seppur graduale, stop end go dell’economia, i territori della diffusione, le frange urbane, i filamenti insediativi, le periurbanizzazioni, le campagne urbanizzate possono offrire occasioni di sviluppo economico e sociale: un’opportunità per integrare la lotta allo spreco delle risorse con il rilancio dei valori locali e del modo di vivere in ambienti ad alto valore paesistico-ambientale e basso livello di antropizzazione. In tal senso, la tesi della ricerca esposta in questa sede persegue il superamento del dualismo città-campagna con un nuovo patto città-campagna (Magnaghi, Fanfani, 2010). Il modello di bioregione urbana dilata l’ottica bioregionalista, coinvolgendo i sistemi insediativi (Magnaghi, 2009), la valorizzazione degli ambiti che circondano i nuclei antichi, la riprogettazione dei margini urbani, la riproposizione di una nuova integrazione formale e funzionale fra città e campagna (Regione Puglia, 2010).
Il paesaggio produttivo degli insediamenti diffusi come risorsa irrinunciabile per una diversa dinamica di sviluppo / Bedini, MARIA ANGELA; Marinelli, Giovanni. - STAMPA. - (2017), pp. 165-172.
Il paesaggio produttivo degli insediamenti diffusi come risorsa irrinunciabile per una diversa dinamica di sviluppo
BEDINI, MARIA ANGELA;MARINELLI, GIOVANNI
2017-01-01
Abstract
L’investimento sull’insediamento rurale può rappresentare un motore di sviluppo per un nuovo modello di crescita basato sulla saldatura tra riconversione sociale e produttiva della campagna e rivalorizzazione della rete insediativa diffusa. È noto come fino ad oggi la frammentazione ambientale associata alla dispersione insediativa (Romano, Zullo, 2012), ha prodotto elevati costi economici, sociali e ambientali. In alcune regioni italiane, specie del centro Italia, sono presenti peraltro attualmente nuove potenzialità per lo sviluppo, basate sulla dimensione rurale e su un nuovo modello insediativo-produttivo, come ad esempio proposto dalla politica rurale in sede PAC, dall’approccio dell’Agricoltura Urbana e delle nuove forme Agropolitane (Donadieu, 2005), dell’Agrourbanistica (Fleury, Vidal, 2010) e dei Piani del cibo applicati in Europa e negli USA. Per una riconversione in senso ampio del settore agricolo, che risponda ad esigenze sia di tipo alimentare e produttivo, ma anche sociale, turistico e culturale, è necessario integrare la programmazione agricola con la pianificazione territoriale nell’ambito di Aree Vaste, dove una politica economico-territoriale possa efficacemente utilizzare diversificati strumenti operativi: piani urbanistici, piani di parchi agricoli, programmi agro-urbani (SDRIF) (progetti agro-urbani finalizzati a tutelare gli spazi agricoli e favorire la partecipazione attiva degli agricoltori nelle scelte di pianificazione territoriale), Progetti Integrati Territoriali (PIT), strumenti di attuazione dei fondi strutturali dell’Unione Europea. Ne consegue che nell’attuale fase di incerto superamento della crisi globale, in una situazione di possibile, seppur graduale, stop end go dell’economia, i territori della diffusione, le frange urbane, i filamenti insediativi, le periurbanizzazioni, le campagne urbanizzate possono offrire occasioni di sviluppo economico e sociale: un’opportunità per integrare la lotta allo spreco delle risorse con il rilancio dei valori locali e del modo di vivere in ambienti ad alto valore paesistico-ambientale e basso livello di antropizzazione. In tal senso, la tesi della ricerca esposta in questa sede persegue il superamento del dualismo città-campagna con un nuovo patto città-campagna (Magnaghi, Fanfani, 2010). Il modello di bioregione urbana dilata l’ottica bioregionalista, coinvolgendo i sistemi insediativi (Magnaghi, 2009), la valorizzazione degli ambiti che circondano i nuclei antichi, la riprogettazione dei margini urbani, la riproposizione di una nuova integrazione formale e funzionale fra città e campagna (Regione Puglia, 2010).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.