Il carattere identitario del paesaggio e degli uomini marchigiani appare ispirarsi ancora alla “ruralità”, ma ad una “ruralità contemporanea” che è certamente meno definita e meno monolitica di quella tradizionale della mezzadria, soprattutto nei contesti peri-urbani dei centri principali, nella fascia costiera e nelle colline retrostanti, nelle piane alluvionali delle valli principali. Una “nuova ruralità” che permea ancora profondamente il tessuto socio-culturale e produttivo della regione, probabilmente come conseguenza del fatto che le Marche sono state escluse dal processo di sviluppo della megalopoli mediterranea (Colantonio-Galli, 2003) ed hanno vissuto un processo di industrializzazione diffusa che ne ha limitato le fratture sociali e territoriali (Fuà-Zacchia, 1983) per molti decenni, anche se oggi tale schema è ormai decisamente superato. Infatti, come è accaduto anche in molte parti d’Europa, le aree rurali marchigiane contemporanee sono profondamente cambiate in questi ultimi decenni sotto la spinta della globalizzazione economica, dello Urban sprawl e dell’ampliamento delle reti della mobilità (Sassen, 2000; Antrop, 2004). A questi driver si deve aggiungere l’applicazione delle più recenti normative di Politica Agricola Comunitaria (PAC) che hanno trasformato i modelli di gestione del suolo adottati dagli agricoltori, con l’abbandono dei terreni marginali e la crescente standardizzazione dei sistemi colturali nelle aree ad agricoltura più intensiva (Antrop, 2006). Di conseguenza, i paesaggi che caratterizzano le aree rurali contemporanee sono diventati sempre più caotici dal punto di vista dell’organizzazione delle strutture spaziali (pattern) e degli usi (funzioni) richiesti, in particolare nelle aree più prossime ai centri urbani. Qui si sono formati mix casuali urbano-rurali caratterizzati da imponenti occupazioni di spazi da parte delle strutture artificiali e da una crescente frammentazione delle superfici agricole residuali che restano solo in attesa di nuovi usi più remunerativi (Bogaert et al., 2005). All’interno di questi pattern spaziali misti sono aumentate le occasioni di relazione tra le diverse componenti delle comunità locali e, di conseguenza, si è ampliata in modo significativo la richiesta di soddisfare funzioni diversificate (produrre, consumare, abitare, spostarsi, comunicare, conservare naturalità, attrarre turismo, essere luogo di attività ricreative, promuovere e conservare la propria identità, ecc.).
Preservare, recuperare e valorizzare il patrimonio rurale: spunti di riflessione dal caso marchigiano / Galli, Andrea. - STAMPA. - 1:(2014), pp. 92-98.
Preservare, recuperare e valorizzare il patrimonio rurale: spunti di riflessione dal caso marchigiano
GALLI, Andrea
2014-01-01
Abstract
Il carattere identitario del paesaggio e degli uomini marchigiani appare ispirarsi ancora alla “ruralità”, ma ad una “ruralità contemporanea” che è certamente meno definita e meno monolitica di quella tradizionale della mezzadria, soprattutto nei contesti peri-urbani dei centri principali, nella fascia costiera e nelle colline retrostanti, nelle piane alluvionali delle valli principali. Una “nuova ruralità” che permea ancora profondamente il tessuto socio-culturale e produttivo della regione, probabilmente come conseguenza del fatto che le Marche sono state escluse dal processo di sviluppo della megalopoli mediterranea (Colantonio-Galli, 2003) ed hanno vissuto un processo di industrializzazione diffusa che ne ha limitato le fratture sociali e territoriali (Fuà-Zacchia, 1983) per molti decenni, anche se oggi tale schema è ormai decisamente superato. Infatti, come è accaduto anche in molte parti d’Europa, le aree rurali marchigiane contemporanee sono profondamente cambiate in questi ultimi decenni sotto la spinta della globalizzazione economica, dello Urban sprawl e dell’ampliamento delle reti della mobilità (Sassen, 2000; Antrop, 2004). A questi driver si deve aggiungere l’applicazione delle più recenti normative di Politica Agricola Comunitaria (PAC) che hanno trasformato i modelli di gestione del suolo adottati dagli agricoltori, con l’abbandono dei terreni marginali e la crescente standardizzazione dei sistemi colturali nelle aree ad agricoltura più intensiva (Antrop, 2006). Di conseguenza, i paesaggi che caratterizzano le aree rurali contemporanee sono diventati sempre più caotici dal punto di vista dell’organizzazione delle strutture spaziali (pattern) e degli usi (funzioni) richiesti, in particolare nelle aree più prossime ai centri urbani. Qui si sono formati mix casuali urbano-rurali caratterizzati da imponenti occupazioni di spazi da parte delle strutture artificiali e da una crescente frammentazione delle superfici agricole residuali che restano solo in attesa di nuovi usi più remunerativi (Bogaert et al., 2005). All’interno di questi pattern spaziali misti sono aumentate le occasioni di relazione tra le diverse componenti delle comunità locali e, di conseguenza, si è ampliata in modo significativo la richiesta di soddisfare funzioni diversificate (produrre, consumare, abitare, spostarsi, comunicare, conservare naturalità, attrarre turismo, essere luogo di attività ricreative, promuovere e conservare la propria identità, ecc.).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.