Gli ultimi 30 anni sono stati caratterizzati da un trend esponenziale nel numero ed impatto dei disastri ad innesco naturale. La crescente esposizione a tali eventi unitamente all’emergenza climatica ha prodotto una evoluzione nell’approccio alle attività di protezione civile; le azioni basate sul controllo della natura e risposta all’emergenza stanno progressivamente lasciando il passo alla riduzione del rischio disastri attraverso la promozione di una “cultura della prevenzione”. Nel 2000 l’ONU fondò un ufficio, l’International Strategy for Disaster Reduction (ISDR), per sviluppare politiche di riduzione dei disastri e mitigazione delle loro conseguenze, unendo aspetti della sostenibilità ambientale con tematiche della protezione civile. Nel 2005 il programma “Hyogo Framework for Action”(HFA) introdusse l’antico concetto di Resilienza in ambito protezione civile, unendo gli approcci tecnico-ingegneristici con quelli socio-ecologici, ovvero racchiudendo in un nuovo concetto i tre ambiti di: Disaster Management, Disaster Mitigation e Disaster Preparedness. L’attenzione inizierà a spostarsi dalla risposta all’emergenza, all’adattamento ai cicli naturali e mitigazione degli eventi estremi, ovvero pianificare e contenere gli impatti sul sistema sociale-economico-culturale. Un sistema è resiliente quando riesce ad assorbire un evento estremo mantenendosi in una dimensione (spazio-temporale) di crisi, piuttosto che di emergenza o di catastrofe. In termini di strumenti cartografici utilizzati, la suddetta evoluzione, sta evidenziando il limite dalle attuali mappe di pericolosità (approccio scientifico) e vulnerabilità (approccio tecnico), sintetizzate fra l’altro in mappe di rischio (approccio tecnico-scientifico). Per la pianificazione di sistemi resilienti, bisogna infatti arrivare alla realizzazione di mappe di resilienza, che, partendo dalle mappe di rischio, possano includere dati territoriali (approccio geografico-sociale). L’esplorazione di metodi e strategie per lo sviluppo di tali mappe è parte di un progetto di dottorato di ricerca presso il “Disaster Lab” del Dip. Scienze Vita e Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche. La definizione di mappe di resilienza faciliterà l’incremento di politiche di salvaguardia, recupero e sviluppo in ottica di resilienza territoriale, sostenendo politiche economico/assicurative in grado di valorizzare le aree resilienti, recuperare le aree fragili e contrastare la realizzazione di beni in aree vulnerabili. Da un punto di vista più operativo tali mappe permetteranno anche lo sviluppo di piani d’emergenza resilienti e pianificazione urbana e territoriali sostenibile.

Mappare la resilienza agli eventi estremi e ai disastri / Toseroni, Fulvio; Marincioni, Fausto. - ELETTRONICO. - 12 Nuova Serie:(2014), pp. 65-69.

Mappare la resilienza agli eventi estremi e ai disastri.

TOSERONI, FULVIO;MARINCIONI, Fausto
2014-01-01

Abstract

Gli ultimi 30 anni sono stati caratterizzati da un trend esponenziale nel numero ed impatto dei disastri ad innesco naturale. La crescente esposizione a tali eventi unitamente all’emergenza climatica ha prodotto una evoluzione nell’approccio alle attività di protezione civile; le azioni basate sul controllo della natura e risposta all’emergenza stanno progressivamente lasciando il passo alla riduzione del rischio disastri attraverso la promozione di una “cultura della prevenzione”. Nel 2000 l’ONU fondò un ufficio, l’International Strategy for Disaster Reduction (ISDR), per sviluppare politiche di riduzione dei disastri e mitigazione delle loro conseguenze, unendo aspetti della sostenibilità ambientale con tematiche della protezione civile. Nel 2005 il programma “Hyogo Framework for Action”(HFA) introdusse l’antico concetto di Resilienza in ambito protezione civile, unendo gli approcci tecnico-ingegneristici con quelli socio-ecologici, ovvero racchiudendo in un nuovo concetto i tre ambiti di: Disaster Management, Disaster Mitigation e Disaster Preparedness. L’attenzione inizierà a spostarsi dalla risposta all’emergenza, all’adattamento ai cicli naturali e mitigazione degli eventi estremi, ovvero pianificare e contenere gli impatti sul sistema sociale-economico-culturale. Un sistema è resiliente quando riesce ad assorbire un evento estremo mantenendosi in una dimensione (spazio-temporale) di crisi, piuttosto che di emergenza o di catastrofe. In termini di strumenti cartografici utilizzati, la suddetta evoluzione, sta evidenziando il limite dalle attuali mappe di pericolosità (approccio scientifico) e vulnerabilità (approccio tecnico), sintetizzate fra l’altro in mappe di rischio (approccio tecnico-scientifico). Per la pianificazione di sistemi resilienti, bisogna infatti arrivare alla realizzazione di mappe di resilienza, che, partendo dalle mappe di rischio, possano includere dati territoriali (approccio geografico-sociale). L’esplorazione di metodi e strategie per lo sviluppo di tali mappe è parte di un progetto di dottorato di ricerca presso il “Disaster Lab” del Dip. Scienze Vita e Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche. La definizione di mappe di resilienza faciliterà l’incremento di politiche di salvaguardia, recupero e sviluppo in ottica di resilienza territoriale, sostenendo politiche economico/assicurative in grado di valorizzare le aree resilienti, recuperare le aree fragili e contrastare la realizzazione di beni in aree vulnerabili. Da un punto di vista più operativo tali mappe permetteranno anche lo sviluppo di piani d’emergenza resilienti e pianificazione urbana e territoriali sostenibile.
2014
Oltre la Globalizzazione Resilienza/Resilience
978-88-908926-9-1
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