“supraeme et legiadrissime figure de tutti li platonici et mathematici corpi regulare et dependenti che in prospectivo disegno non è possibile al mondo farli meglio … facte et formate per quella ineffabile senistra mano a tutte discipline matematici acomodatissima del principe oggi fra mortali pro prima fiorentino Lionardo nostro da Venci, in quel foelici tempo che insiemi a medesimi stipendij nella mirabilissima città di Milano ci trovammo” Così Luca Pacioli (1445-1517) nella dedicatoria del manoscritto De viribus quantitatis descrive ed elogia l’opera di Leonardo da Vinci autore di sessanta tavole, commissionate dallo stesso frate, atte a completare il trattato “De Divina Proportione” pubblicato nel 1509. Il trattato, dedicato appunto alla divina proporzione, affronta un tema più volte discusso e approfondito nel periodo rinascimentale e qui sintetizzato contemporaneamente dal punto di vista matematico ed artistico. Tra la vasta e varia produzione di Leonardo da Vinci, composta per lo più da schizzi e disegni realizzati con sottili punte metalliche su carta preparata, a matita nera, a penna e pennello, con sanguigna o con tecniche di rappresentazione del tutto personali, vengono spesso tralasciate queste tavole destinate alla pubblicazione che rappresentano un lavoro del tutto particolare e nuovo. Le illustrazioni realizzate chiarificano le complesse costruzioni dei solidi platonici nelle tre diverse forme: piana, abscisa ed elevata. L’attenzione per i solidi platonici e per tutta la geometria volumetrica assume nella storia un valore altamente filosofico, estetico e simbolico già documentato ampiamente in letteratura. Aspetto trascurato è invece il trattamento e la scelta cromatica che compie Leonardo sulle sessanta tavole che fonda sulle teorie platoniche ed aristoteliche. E’ quindi ammesso chiedersi se la scelta del tonos, elemento non trascurabile, sia arbitraria o voluta. Il testo ricostruisce e documenta la volontà di Leonardo di mantenere, nelle sessanta tavole stampate, quella corrispondenza colore-elemento che era stata introdotta dai filosofi greci e poi diffusa dagli artisti del Rinascimento. Altro tema affrontato, strettamente connesso al tema del colore, riguarda la rappresentazione dei solidi con i suoi giochi di luci ed ombre. Il pittore, proponendo le geometrie appese in prospettiva centrale, le rende legiadrissime e al tempo stesso assolutamente concrete grazie al sapiente studio delle ombre. Esattamente come accadeva a Leonardo e a Pacioli, cioè di maneggiare modellini lignei per poterli studiare sotto ogni punto di vista, il paper ripercorre e documenta le simulazioni dei “razzi luminosi” e dei “razzi ombrosi” con l’ausilio di originali ricostruzioni digitali realizzati riproposte per analizzare i solidi dei disegni vinciani.
"...supraeme et legiadrissime figure...". Il colore nei solidi platonici di Leonardo da Vinci nel De Divina Proportione. Una simulazione digitale / Clini, Paolo; Amadei, Daniela. - Vol. X A:(2014), pp. 631-640.
"...supraeme et legiadrissime figure...". Il colore nei solidi platonici di Leonardo da Vinci nel De Divina Proportione. Una simulazione digitale
CLINI, Paolo;AMADEI, DANIELA
2014-01-01
Abstract
“supraeme et legiadrissime figure de tutti li platonici et mathematici corpi regulare et dependenti che in prospectivo disegno non è possibile al mondo farli meglio … facte et formate per quella ineffabile senistra mano a tutte discipline matematici acomodatissima del principe oggi fra mortali pro prima fiorentino Lionardo nostro da Venci, in quel foelici tempo che insiemi a medesimi stipendij nella mirabilissima città di Milano ci trovammo” Così Luca Pacioli (1445-1517) nella dedicatoria del manoscritto De viribus quantitatis descrive ed elogia l’opera di Leonardo da Vinci autore di sessanta tavole, commissionate dallo stesso frate, atte a completare il trattato “De Divina Proportione” pubblicato nel 1509. Il trattato, dedicato appunto alla divina proporzione, affronta un tema più volte discusso e approfondito nel periodo rinascimentale e qui sintetizzato contemporaneamente dal punto di vista matematico ed artistico. Tra la vasta e varia produzione di Leonardo da Vinci, composta per lo più da schizzi e disegni realizzati con sottili punte metalliche su carta preparata, a matita nera, a penna e pennello, con sanguigna o con tecniche di rappresentazione del tutto personali, vengono spesso tralasciate queste tavole destinate alla pubblicazione che rappresentano un lavoro del tutto particolare e nuovo. Le illustrazioni realizzate chiarificano le complesse costruzioni dei solidi platonici nelle tre diverse forme: piana, abscisa ed elevata. L’attenzione per i solidi platonici e per tutta la geometria volumetrica assume nella storia un valore altamente filosofico, estetico e simbolico già documentato ampiamente in letteratura. Aspetto trascurato è invece il trattamento e la scelta cromatica che compie Leonardo sulle sessanta tavole che fonda sulle teorie platoniche ed aristoteliche. E’ quindi ammesso chiedersi se la scelta del tonos, elemento non trascurabile, sia arbitraria o voluta. Il testo ricostruisce e documenta la volontà di Leonardo di mantenere, nelle sessanta tavole stampate, quella corrispondenza colore-elemento che era stata introdotta dai filosofi greci e poi diffusa dagli artisti del Rinascimento. Altro tema affrontato, strettamente connesso al tema del colore, riguarda la rappresentazione dei solidi con i suoi giochi di luci ed ombre. Il pittore, proponendo le geometrie appese in prospettiva centrale, le rende legiadrissime e al tempo stesso assolutamente concrete grazie al sapiente studio delle ombre. Esattamente come accadeva a Leonardo e a Pacioli, cioè di maneggiare modellini lignei per poterli studiare sotto ogni punto di vista, il paper ripercorre e documenta le simulazioni dei “razzi luminosi” e dei “razzi ombrosi” con l’ausilio di originali ricostruzioni digitali realizzati riproposte per analizzare i solidi dei disegni vinciani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.