Nel settore dei Beni Culturali si sta sempre più diffondendo l’impiego di diverse tecnologie, anche molto sofisticate, per la diagnostica non invasiva, fino a pochi anni fa del tutto sconosciute. Infatti l’applicazione di tecniche di diagnostica non invasiva, vive indubbiamente nei beni architettonici di rilevanza artistica un panorama in continua espansione: in questo settore l’analisi dei materiali, delle tecniche costruttive e dello stato di conservazione è materia molto complessa. Per questo motivo i tecnici coinvolti a vario titolo in attività di analisi, restauro e gestione, sono generalmente consapevoli dell’importanza del supporto fornito al loro lavoro da tecniche di indagine che in vario modo possono contribuire ad accrescere il grado di conoscenza oggettiva dello stato di consistenza e di conservazione dei manufatti architettonici. La maggiore valenza dell’impiego della strumentazione diagnostica non invasiva oltre al fornire dati non altrimenti rilevabili mediante rilievi tradizionali non distruttivi è dovuta alla ripetibilità della misura e all’archiviazione digitale dell’informazione. Questa caratteristica fornisce ad alcune strumentazioni la possibilità di impiego anche all’interno di un quadro di monitoraggio dei manufatti. Uno dei principali problemi che si incontra durante un’indagine diagnostica e di rilievo sui beni monumentali è l’organizzazione dei dati provenienti dalle diverse attività di campo poiché i gruppi di archeologi, topografi, chimici, ingegneri e restauratori che lavorano sullo stesso oggetto e forniscono una documentazione spesso frammentata e priva di una correlazione informativa generale. Le informazioni raccolte dagli specialisti sono, nella maggior parte dei casi, eterogenee sia nella struttura sia nei contenuti con la conseguenza che questa potenziale ricchezza informativa, se non perfettamente organizzata dal punto di vista logico, può tramutarsi in un inutilizzabile accumulo documentale. Il problema assume aspetti ancor più gravi quando le varie attività sul campo si sviluppano in modo asincrono e con distribuzioni temporali spezzettate. Un’efficiente metodologia, nella fase di repository delle informazioni, consentirebbe una facile gestione e fruizione dei dati. La ricerca, l’analisi post attività e la supervisione, attuabile fin dalle prime fasi dell’indagine archeologica, potrebbero essere notevolmente facilitate dall’avvento di un processo metodologico orientato all’organizzazione, visualizzazione, ricerca ed aggregazione informativa. Con questa tipologia di processi si apre una nuova possibilità per gli studiosi e per l’attività di refertazione: lavorare post attività come in un “cantiere virtuale” analizzabile oltre che per fasi e per aree, anche per concetti, per similitudini e per inferenza. La realizzazione di un sistema informatizzato quale contenitore organico ed “intelligente” dei dati acquisiti è l’interfaccia tra l’impiego della tecnica e la fruizione e l’utilizzo da parte dei tecnici competenti. Il fine è quello di poter impiegare in modo univoco le informazioni di conoscenza del manufatto per ottenere un percorso progettuale e manutentivo del Bene Monumentale di qualità.

METODOLOGIE DIAGNOSTICHE NON INVASIVE DELLA VULNERABILITA' DI BENI ARCHITETTONICI / Gagliardi, Roberto; Esposito, E.. - (2009).

METODOLOGIE DIAGNOSTICHE NON INVASIVE DELLA VULNERABILITA' DI BENI ARCHITETTONICI

GAGLIARDI, ROBERTO;
2009-01-01

Abstract

Nel settore dei Beni Culturali si sta sempre più diffondendo l’impiego di diverse tecnologie, anche molto sofisticate, per la diagnostica non invasiva, fino a pochi anni fa del tutto sconosciute. Infatti l’applicazione di tecniche di diagnostica non invasiva, vive indubbiamente nei beni architettonici di rilevanza artistica un panorama in continua espansione: in questo settore l’analisi dei materiali, delle tecniche costruttive e dello stato di conservazione è materia molto complessa. Per questo motivo i tecnici coinvolti a vario titolo in attività di analisi, restauro e gestione, sono generalmente consapevoli dell’importanza del supporto fornito al loro lavoro da tecniche di indagine che in vario modo possono contribuire ad accrescere il grado di conoscenza oggettiva dello stato di consistenza e di conservazione dei manufatti architettonici. La maggiore valenza dell’impiego della strumentazione diagnostica non invasiva oltre al fornire dati non altrimenti rilevabili mediante rilievi tradizionali non distruttivi è dovuta alla ripetibilità della misura e all’archiviazione digitale dell’informazione. Questa caratteristica fornisce ad alcune strumentazioni la possibilità di impiego anche all’interno di un quadro di monitoraggio dei manufatti. Uno dei principali problemi che si incontra durante un’indagine diagnostica e di rilievo sui beni monumentali è l’organizzazione dei dati provenienti dalle diverse attività di campo poiché i gruppi di archeologi, topografi, chimici, ingegneri e restauratori che lavorano sullo stesso oggetto e forniscono una documentazione spesso frammentata e priva di una correlazione informativa generale. Le informazioni raccolte dagli specialisti sono, nella maggior parte dei casi, eterogenee sia nella struttura sia nei contenuti con la conseguenza che questa potenziale ricchezza informativa, se non perfettamente organizzata dal punto di vista logico, può tramutarsi in un inutilizzabile accumulo documentale. Il problema assume aspetti ancor più gravi quando le varie attività sul campo si sviluppano in modo asincrono e con distribuzioni temporali spezzettate. Un’efficiente metodologia, nella fase di repository delle informazioni, consentirebbe una facile gestione e fruizione dei dati. La ricerca, l’analisi post attività e la supervisione, attuabile fin dalle prime fasi dell’indagine archeologica, potrebbero essere notevolmente facilitate dall’avvento di un processo metodologico orientato all’organizzazione, visualizzazione, ricerca ed aggregazione informativa. Con questa tipologia di processi si apre una nuova possibilità per gli studiosi e per l’attività di refertazione: lavorare post attività come in un “cantiere virtuale” analizzabile oltre che per fasi e per aree, anche per concetti, per similitudini e per inferenza. La realizzazione di un sistema informatizzato quale contenitore organico ed “intelligente” dei dati acquisiti è l’interfaccia tra l’impiego della tecnica e la fruizione e l’utilizzo da parte dei tecnici competenti. Il fine è quello di poter impiegare in modo univoco le informazioni di conoscenza del manufatto per ottenere un percorso progettuale e manutentivo del Bene Monumentale di qualità.
2009
9788887965575
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